Per ora non è una protesta aspra, sono poche le udienze che salteranno visto che sono garantite quelle che riguardano minori, diversamente abili e misfatti dolosi, ma gli avvocati sono pronti ad inasprire lo sciopero se la politica continuerà a latitare.
Il progetto che riforma parte del codice di procedura penale, era già stato avviato alla prima lettura, poi tutto si è inspiegabilmente fermato. Chiedono sei mesi per la fase istruttoria, fino ad un massimo di otto, mentre oggi non ha limiti. Vogliono che le parti interessate siano messe al corrente di essere indagate, tramite comunicazione giudiziaria, “ben diversa – dicono – dall’avviso di garanzia, strumento abusato in Italia”. E gli atti assoggettati al segreto devono rimanere riservati. “Oggi – fa notare il presidente dell’ordine, Manuel Micheloni – abbiamo casi limite come quello capitato addirittura al magistrato dirigente, che ha saputo di essere indagato a mezzo stampa, ma che da allora non ha ricevuto alcun atto”.
Anche sul decreto di archiviazione bisogna intervenire: “Il giudice entra nel merito di una vicenda – fa notare Gian Nicola Berti – disponendone l’archiviazione, che è un atto inappellabile. Vuol dire che in caso di errore di valutazione da parte del giudice, nessuno può fare niente”. “E non sappiamo nemmeno – gli fa eco Gloria Giardi – con quale criterio il giudice decide il grado di urgenza di ogni singolo procedimento. Denunce presentate anni fa archiviate senza che nessuno sappia nulla, e magari andando a vedere il fascicolo lo troviamo vuoto”. I più veloci ad essere smaltiti, a quanto pare, sono i processi per infortunio sul lavoro. Sulla durata dei tempi processuali, dicono, abbiamo a disposizione solo la relazione annuale del magistrato dirigente: difficile, fanno notare, stilare una casistica.
Il progetto che riforma parte del codice di procedura penale, era già stato avviato alla prima lettura, poi tutto si è inspiegabilmente fermato. Chiedono sei mesi per la fase istruttoria, fino ad un massimo di otto, mentre oggi non ha limiti. Vogliono che le parti interessate siano messe al corrente di essere indagate, tramite comunicazione giudiziaria, “ben diversa – dicono – dall’avviso di garanzia, strumento abusato in Italia”. E gli atti assoggettati al segreto devono rimanere riservati. “Oggi – fa notare il presidente dell’ordine, Manuel Micheloni – abbiamo casi limite come quello capitato addirittura al magistrato dirigente, che ha saputo di essere indagato a mezzo stampa, ma che da allora non ha ricevuto alcun atto”.
Anche sul decreto di archiviazione bisogna intervenire: “Il giudice entra nel merito di una vicenda – fa notare Gian Nicola Berti – disponendone l’archiviazione, che è un atto inappellabile. Vuol dire che in caso di errore di valutazione da parte del giudice, nessuno può fare niente”. “E non sappiamo nemmeno – gli fa eco Gloria Giardi – con quale criterio il giudice decide il grado di urgenza di ogni singolo procedimento. Denunce presentate anni fa archiviate senza che nessuno sappia nulla, e magari andando a vedere il fascicolo lo troviamo vuoto”. I più veloci ad essere smaltiti, a quanto pare, sono i processi per infortunio sul lavoro. Sulla durata dei tempi processuali, dicono, abbiamo a disposizione solo la relazione annuale del magistrato dirigente: difficile, fanno notare, stilare una casistica.
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