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Uno sciopero contro i furbi

29 mag 2018
Maurizio Crozza imita Antonio Razzi
Maurizio Crozza imita Antonio Razzi
Uno sciopero generale, sia che riesca sia che non riesca, è sempre un segnale molto importante per un tessuto sociale. Può essere l’estrema risorsa di fronte a un regime feroce, oppure una mano tesa per uscire da una situazione di empasse verso un governo con il cambio bloccato oppure intimidito o condizionato da corporazioni potenti e poteri forti.

Può essere anche una scelta velleitaria e strumentale, gestita a fini politici e non negli interessi dei lavoratori, categoria che una volta rappresentava il pilastro della intera società, oggi soppiantata, in Italia almeno, da disoccupati per mancanza di lavoro e fancazzisti per vocazione.

È forse opportuno ricordare che per un pensionato in Italia venti anni fa c’erano quattro lavoratori, mentre oggi il rapporto è di uno a uno. In sintesi, le vecchie generazioni si stanno mangiando il futuro dei loro nipoti per mantenere condizioni ormai definitivamente tramontate.

Sciopero, dunque, è sciopero generale domani. Forse può essere di aiuto andare a vederne le ragioni, tutte sacrosante peraltro a una prima occhiata. Il problema però è sempre non il cosa fare, ma il come farlo e quando. Questo è il problema, come diceva uno che di problemi e di dubbi se ne intendeva.

Dunque, uno sciopero per l’assenza di confronto e di dialogo che, secondo i promotori, contraddistingue questo governo. Legittimo, anzi doveroso, anzi indispensabile il confronto, che per funzionare deve sempre fondarsi sul rispetto reciproco e su un certo margine di flessibilità, altrimenti diventa una partita a tennis o una riunione di condominio isterico. Insomma, difficile il dialogo se si ragiona da tifosi o peggio da hooligan.

Altra ragione dello sciopero: il fatto che la riforma colpisce solo chi ha uno stipendio, mentre chi ha un lavoro autonomo sarebbe salvo. E qui occorre fare chiarezza perché è pericoloso ragionare per categorie o peggio per corporazioni - storicamente antitesi della democrazia - e soprattutto guardando il piatto degli altri senza guardare mai nel proprio, tanto per non scomodare la trave evangelica, metafora oculistica sempre molto di moda.

Giustissimo che le tasse - esclusa la benzina che è l'unica vera tassa democratica - le paghi sempre chi di fatto non può fare a meno di farlo perché gliele trattengono automaticamente sullo stipendio. Però chiediamoci anche - per essere credibili – se è così remoto pensare che ci sia qualcuno nella pubblica amministrazione che quei soldi, sia pure tassato, forse non se li guadagna. Uno su cento, uno su mille, ma magari c’è e allora conviene bonificare la situazione prima di partire per crociate pericolose, soprattutto in una piccola realtà dove ci vuole poco a verificare quando, quanto e come si lavora nel pubblico come nel privato.

Altro argomento è quello degli evasori fiscali e di contro dei privati che dichiarano e pagano il dovuto. Non sono tutti evasori anche se i dati sarebbero utili per capirlo. Giusto colpire chi evade e colpirlo subito e definitivamente, anche se amico parente o conoscente. Un provvedimento rapido e sicuro, fatto sapere bene e in giro senza gogne mediatiche, e in un anno sparisce il vizio delle dichiarazioni fasulle che a volte sono persino un insulto alla intelligenza, quando la comunità è fatta di trentamila abitanti che sanno tutto di tutti. Soprattutto, niente prese in giro con pretesti ridicoli, per cortesia, per continuare a evadere le tasse o a rubarsi uno stipendio, poco o tanto che sia poco importa, perché o si è ladri o non lo si è.

Solo per citare qualcuno dei tanti esempi sulle ragioni di uno sciopero che si potrebbero fare. Benissimo, poi, la magistratura che va tutelata se e quando tutela in tempi rapidi tutti e ciascuno senza scorciatoie perché la Giustizia, quella vera, le scorciatoie non le pratica. Benissimo le banche controllate, senza eccedere però nel lato opposto a quello in cui pascolavano alla grande, libere come farfalle, venti anni fa. Eccetera eccetera.

In sintesi e per chiudere, il problema sono i furbi, ovunque essi siano. Quelli che... io le tasse che c'entro; però poi se vanno in ospedale e non ci sono le attrezzature si incazzano. Quelli che... io ho i miei impegni e chi se ne frega dell’ufficio e dei colleghi. Quelli che... ma dai lo scontrino, ma fai davvero? Quelli che... io i debiti mica li pago, ma per chi mi hai preso? Quelli che... io intanto penso per me, 'fatti i cazzi tuoi, amico mio, dammi retta', guarda Razzi. E tanto per restare su Crozza, perché non citare qui anche il suo mitico furbo da tastiera Napalm 51, forse una delle chiavi di volta per capire questo nuovo secolo?

Insomma un semplice sciopero contro i furbi, ovunque essi siano, ci starebbe. Ma si può fare?

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