In Emilia Romagna i boss si fanno imprenditori e le operazioni sospette registrate dall'Unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia vedono Bologna e Rimini in testa alla tetra 'classifica' regionale, in base alle segnalazioni fornite da banche, Poste, intermediari. Emerge dal rapporto sulle mafie in Emilia Romagna, voluto dall'Assemblea legislativa e realizzato da Libera Informazione, che sarà presentato sabato. In Emilia Romagna, rileva l'Assemblea in una nota che riporta dati Uif, "le segnalazioni di operazioni sospette sono passate da circa 1.000 nel 2008 a più di 3.000 nel 2010, ragguagliandosi all'8,6% del dato nazionale. Per quel che riguarda il primo semestre del 2011 si registrano 1.250 segnalazioni sospette". E l'andamento delle segnalazioni nelle province vede nel 2010 al vertice Bologna (21%), poi Rimini (17%), Modena (15%), Reggio Emilia (14%), Parma (10%), Forlì-Cesena (8%), Ferrara (6%), Ravenna (5%), Piacenza (4%). E ce n'é per tutte le mafie ('Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra) che investono fiumi di denaro 'sporco', per riciclarlo, entrando "nell'economia pulita tramite gli appalti pubblici e la partecipazione a diverse opere di carattere privato": violenza rara, anche se non assente, affari molti; così professionisti, funzionari, piccoli imprenditori vengono 'conquistati' con le buone o con le cattive, per estorsioni, usura, operazioni finanziarie e attività commerciali di copertura. Certo, non si può parlare di 'colonizzazione', avverte lo studio di Libera Informazione, ma attenzione al rischio insito nel "negare o sottovalutare la presenza delle mafie in Emilia-Romagna". "Dobbiamo conoscere, riflettere, ma anche agire", osserva il presidente Richetti, nell'introduzione al dossier: si deve "mantenere viva e promuovere una cultura della legalità e della responsabilità, stando al fianco di chi crede che onestà e regole siano valori, sempre".
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