“Non riteniamo attendibili le informazioni sulla Siria divulgate da questa organizzazione, che ha base in Gran Bretagna”. Così il portavoce di Putin – Dmitri Peskov – ha liquidato le dichiarazioni di oggi dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, che ha parlato di oltre 3800 civili morti in un anno di raid aerei russi. Proprio il 30 settembre del 2015 – quando l'ISIS era all'offensiva su tutti i fronti, e le forze governative sembravano prossime al collasso – avevano inizio gli strike aerei e missilistici decisi dal Cremlino. Un intervento che ha completamente ribaltato i rapporti di forza, e che in pochi mesi – tra le altre cose - ha portato alla liberazione di Palmira dai terroristi dello Stato Islamico. Ora la battaglia decisiva è ad Aleppo; città martire, assediata e bombardata dalle milizie ribelli sin dal 2012. Poi la situazione si è capovolta e da qualche settimana sono i combattenti anti-Assad ad essere circondati. E' a questo punto che si sono accesi i riflettori dei media internazionali. Nel corso di una telefonata di qualche ora fa, Barack Obama e Angela Merkel, hanno definito barbari i raid aerei russi sulla città. “L'uccisione di innocenti ad Aleppo deve fermarsi!”, ha detto dal canto suo l'UNICEF; analogo appello è venuto da Medici Senza Frontiere. Ma il Cremlino ed Assad, ormai, pare vogliano andare fino in fondo, specie dopo il fallimento dell'accordo raggiunto a Ginevra da Kerry e Lavrov. Proprio il ministro agli esteri russo, oggi, ha invitato gli Stati Uniti ha mostrare le prove del presunto coinvolgimento di Mosca nella distruzione del convoglio umanitario dell'ONU, avvenuto il 19 settembre. “Le vorrei proprio vedere”, ha aggiunto. E poi un affondo durissimo. “Arriviamo alla comprensione sempre maggiore – ha detto Lavrov - che lo scopo degli Usa era quello di risparmiare i qaedisti di Jabhat Al Nusra, probabilmente per qualche piano B”
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