Nel confronto militare sembra non esserci più partita: l'Esercito regolare siriano ha completamente annientato una sacca dell'ISIS ad est di Aleppo. In grave difficoltà – DAESH, i qaedisti di Al Nusra, e le altre forze terroristiche – anche nella provincia di Latakia, mentre è in corso un'offensiva nel governatorato di Raqqa: santuario del Califfato. Il segretario di Stato americano John Kerry – dal canto suo - ha reso noto che è stato raggiunto con la Russia un “accordo di principio provvisorio” su un cessate il fuoco nel Paese. Accordo che lascia il tempo che trova, se si considera la risposta delle bande che si oppongono ad Assad. Perché i terroristi – ormai alle corde sul campo di battaglia, a seguito dell'avanzata delle truppe governative e dei curdi siriani - continuano a colpire la popolazione. Ad Homs una duplice potente esplosione – probabilmente originata da un'autobomba ed un kamikaze - ha provocato almeno 46 morti e decine di feriti. La strage è avvenuta nel quartiere filogovernativo di Zahraa, obiettivo anche in passato di attacchi di questo tipo. A poche ore di distanza un'altra carneficina, questa volta a Damasco. Almeno 50 persone sono morte in 4 esplosioni, avvenute nella zona a sudest della Capitale, nei pressi di un santuario sciita. Lo stesso quartiere era stato colpito il 31 gennaio scorso da un'autobomba e due kamikaze che provocarono oltre 60 morti. Tutti gli attentati di oggi sono stati rivendicati dal sedicente Stato Islamico
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