Ieri sera, al Teatro Titano, in scena La sorella di Gesucristo con e di Oscar De Summa. Il monologo, racconta una storia tanto semplice quanto terribile. Una ragazza prende in mano una pistola e attraversa tutto il paese per andare a sparare al ragazzo che la sera prima, il venerdì santo della passione, l’ha costretta a subire una violenza. Una camminata determinata, senza appelli, che obbliga tutti coloro che la incontrano a prendere una posizione netta nei suoi confronti e al tempo stesso a svelare i retroterra emotivi e culturali sui quali la posizione che esibiscono si basa. Una ragazza che in virtù di quell’atto improvviso è costretta a crescere, a diventare donna, a superare gli sguardi e i pregiudizi che a questi sguardi corrispondono, come se anche questo fosse un viaggio iniziatico che dall’infanzia porta diritti nel mondo degli adulti. Si comincia dai familiari, per coinvolgere, man mano, tutti gli abitanti del paese fino a rivelare, nel profondo, un’italietta convinta di un progresso automatico e teso all’infinito degli anni ‘80, tutta incentrata sull’arroganza del maschio dominatore.
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