E se volessimo diventare davvero un paese pulito ed eco-sostenibile? Avete indovinato, ci stiamo riferendo proprio del ciclo industriale del recupero del materiale, ovvero della soluzione opposta alla discarica, che tutto è tranne che eco-sostenibile, perché semplicemente è un buco nel terreno dove materiali riciclabili e riutilizzabili vanno perduti, nascosti sotto uno strato di terra che perde la sua fertilità. Comuni come Sogliano hanno potuto approfittare di una situazione di disagio imposto, “sfruttando” la presenza di un impianto non proprio salutare che viene sovvenzionato perché l’accettabilità sociale dello stesso sia maggiore; non altrettanto avviene con gli inceneritori, che portano soldi alla ditta che li gestisce e cancro a chi vive nelle aree limitrofe.
L’insediamento di aziende che si occupano della filiera del recupero dei materiali da rifiuto porta occupazione, investimento, ritorno di immagine; forse non costituisce quel pseudo-prestigio che qualcuno sbandiera tacendo come sempre il fatto che ospitare impianti di quel tipo comporta potenziali problemi di gestione ambientale e di salute. Impiegare personale “riciclato” (l’unico accenno al riciclo riguarda le persone, il che la dice lunga sulla considerazione della forza lavoro e della conoscenza della problematica base, ovvero lo spreco di risorse materiali) dalla PA quando ci sono tanti cassaintegrati e disoccupati è a nostro avviso una semplice provocazione, occorre guardare piuttosto a costituire opportunità serie di rilancio dell’economia e dell’occupazione. Qualora poi qualcuno volesse obiettare sul discorso di poter produrre energia col biogas e cercare di costruire una fetta di indipendenza energetica, ricordiamo che una discarica oltre a produrre gas produce percolato, che va smaltito come rifiuto speciale e costituisce un pericolo di inquinamento delle falde acquifere: a nostro avviso è meglio investire nel risparmio energetico per ridurre l’importazione di energia.
Non ci pare nemmeno una gran rivincita verso l'Italia dimostrare di non essere un covo di delinquenti ma un deposito di rifiuti: essere al passo coi tempi vuol dire investire nella green economy della tutela e della sostenibilità ambientale, non nella vecchia e controproducente grey economy dei soldi facili col cemento e con l’inquinamento mascherata da eco-sostenibilità.
Sottomarino
L’insediamento di aziende che si occupano della filiera del recupero dei materiali da rifiuto porta occupazione, investimento, ritorno di immagine; forse non costituisce quel pseudo-prestigio che qualcuno sbandiera tacendo come sempre il fatto che ospitare impianti di quel tipo comporta potenziali problemi di gestione ambientale e di salute. Impiegare personale “riciclato” (l’unico accenno al riciclo riguarda le persone, il che la dice lunga sulla considerazione della forza lavoro e della conoscenza della problematica base, ovvero lo spreco di risorse materiali) dalla PA quando ci sono tanti cassaintegrati e disoccupati è a nostro avviso una semplice provocazione, occorre guardare piuttosto a costituire opportunità serie di rilancio dell’economia e dell’occupazione. Qualora poi qualcuno volesse obiettare sul discorso di poter produrre energia col biogas e cercare di costruire una fetta di indipendenza energetica, ricordiamo che una discarica oltre a produrre gas produce percolato, che va smaltito come rifiuto speciale e costituisce un pericolo di inquinamento delle falde acquifere: a nostro avviso è meglio investire nel risparmio energetico per ridurre l’importazione di energia.
Non ci pare nemmeno una gran rivincita verso l'Italia dimostrare di non essere un covo di delinquenti ma un deposito di rifiuti: essere al passo coi tempi vuol dire investire nella green economy della tutela e della sostenibilità ambientale, non nella vecchia e controproducente grey economy dei soldi facili col cemento e con l’inquinamento mascherata da eco-sostenibilità.
Sottomarino
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