E' una ferita ancora aperta, nel cuore di una città che fatica a riprendersi. A 20 anni dalla carneficina di Srebrenica, il mondo si ferma su una delle pagine più tragiche della guerra in Bosnia. Per i sopravvissuti, l'orrore è sempre lì, impossibile dimenticare. E quella tragedia, oggi, fa da promemoria per l'Europa, “le ricorda – sottolinea l'ambasciatore di San Marino in Bosnia Erzegovina Michele Chiaruzzi – la sua capacità di unirsi per superare i momenti complessi della storia, ma anche e soprattutto i suoi peggiori difetti, cioè quelli di dividersi e di mancare di quella solidarietà europea necessaria per evitare grosse tragedie come quella bosniaca e gravi crisi come quella greca di oggi.” Un monito per tutti noi, che ci ricorda di alzare la voce, in difesa di quei valori irrinunciabili sui quali si fonda ogni civile e pacifica convivenza e la nostra stessa identità europea. E' il senso del messaggio dei Reggenti, Capi di un piccolo Stato che non vuole nascondersi dietro le sue ridotte dimensioni, ma parlare al mondo con la voce dei grandi. San Marino, che dimostrò di aver compreso i fatti di Srebrenica prima e meglio di altri Stati europei, torna a parlare attraverso l'arte. Il 31 luglio una mostra dei fotografi Gabriele Mazza e Vittorio Giardi racconterà che cosa è oggi Sarajevo, capitale d'Europa. Una grande prospettiva da un piccolo Stato.
Nel video l'intervista all'Ambasciatore Michele Chiaruzzi
Nel video l'intervista all'Ambasciatore Michele Chiaruzzi
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