Un deficit di comprensione e di coraggio, insomma. Questi, secondo Michele Chiaruzzi – docente di relazioni internazionali – sarebbero i limiti più macroscopici della stampa occidentale, nella copertura mediatica dei conflitti. E quando l'informazione è incompleta – o peggio, distorta – TV e quotidiani possono divenire strumenti bellici. Problema che ovviamente non ha riguardato solo le guerre nella ex-Jugoslavia, ma anche ciò che è avvenuto poi in Iraq, in Libia, in Siria. Come definire, ad esempio, i bombardamenti della NATO contro la Serbia, in occasione della crisi kosovara? Alcuni analisti lo hanno definito l'inizio di quel cosiddetto “interventismo umanitario”, che avrebbe portato il caos, successivamente, in varie aree del Nord Africa e del Medioriente
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