
La musica di Valerio Guaraldi e Claudio Giusti introduce e detta il ritmo in un turbinio di dramma, emozione, ironia. Paola Minaccioni è Elena Di Porto, la matta di piazza Giudia, in uno spettacolo liberamente ispirato al libro di Gaetano Petraglia. Al Teatro Titano la prima e l'ultima scena coincidono: la stessa frase che racchiude il senso di tutta la storia, che finisce con la deportazione nazista nel ghetto ebraico di Roma, il 16 ottobre 1943.
"Loro non mi hanno creduto - urla nello spettacolo -. Dicevano 'guarda sta matta, c'ha pure la bava alla bocca. I tedeschi sono di parola, nessuna retata hanno detto'".
La carica vitale di Elena spacca il palco, con forza e delicatezza, e arriva al pubblico. Mette in gioco la sua vita per salvare gli altri e riceve in cambio indifferenza. Incompresa e dunque sola. Spirito audace ai giorni nostri, figuriamoci negli anni '30, se ne frega del giudizio altrui, vuole essere libera: lascia il marito inconcludente, va a lavorare, prende a botte chi commette ingiustizie, compresi i soldati fascisti. Anche se questo la fa finire in manicomio.
"Faceva la stracciarola e in più era ebrea - spiega la Minaccioni -, quindi decisamente parte di molte minoranze. Nonostante tutto voleva vivere secondo le sue idee e si ribellava se non riusciva o qualcuno le impediva di fare quello che desiderava: questo è certamente pura follia anche oggi".
Un esempio di coraggio estremo, dimenticato dalla storia e bollato come follia. Uno straordinario atto di resistenza umana di fronte all'orrore della guerra. C'è il dramma, ma come nella vita reale non manca l'ironia, si ride e ci si commuove: il filo di empatia con il pubblico è fortissimo. Nessuno ha creduto ad Elena, che avvisava del rastrellamento nazista. Ma lei, salva, sceglie la morte pur di stare con i nipoti e la cognata: "Una donna di una coerenza estrema - commenta l'attrice - e forse oggi con la mia età, con la mia esperienza posso comprendere un po' di quel senso di solitudine".
Per l'interpretazione magistrale Paola Minaccioni si prende l'ovazione, in piedi, del pubblico. Scardina la narrazione classica: la donna è al centro e gli uomini fanno solo da contorno. Elena Di Porto è rivoluzionaria per il suo tempo e anche per il nostro. Così come lo è un'altra donna interpretata dall'attrice: Nina nel film di Ferzan Özpetek, Diamanti. Il successo al box office, più di 15 milioni di euro di incassi, gli vale la distribuzione in 40 Paesi. Forse questa nuova narrazione comincia a piacere.
"Spesso si associa all'idea di forza, di coraggio femminile, anche sempre un'immagine molto aggressiva, maschile, da guerriera - conclude la Minaccioni -. Invece noi nel film siamo tutte signore, delle donnine che vanno avanti, resistono con delicatezza e ironia, grazie alla sorellanza e all'amore che abbiamo nei confronti del nostro lavoro".
Nel video l'intervista a Paola Minaccioni, attrice