Più di 7.500 arresti, oltre 13mila dipendenti pubblici cacciati, via 8mila poliziotti e centinaia di migliaia di lavoratori statali bloccati in Turchia da un divieto d'espatrio: Erdogan fa tabula rasa di golpisti e oppositori, promette una repressione sempre più dura e annuncia che se il Parlamento l'approverà darà il suo ok alla pena di morte. Nonostanti gli appelli internazionali alla moderazione, nel Paese impazza la violenza. "Se la Turchia dovesse reintrodurre la pena di morte – avverte il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni - i negoziati per l'adesione di Ankara all'Unione europea si interromperebbero". Intanto il presidente turco Erdogan punta ancora il dito contro l'imam e magnate Fethullah Gulen, in esilio in Pennsylvania. "Se i giornalisti avessero intervistato Bin Laden quando le torri gemelle sono state attaccate, cosa avreste pensato?", dice Erdogan, che rilancia il progetto di modifica Gezi Park: la caserma ottomana al posto del Centro Culturale Ataturk e una moschea a piazza Taksim.
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