In Tunisia comincia il dopo Ben Ali. Domani, sotto la supervisione di cinquemila osservatori tra tunisini e stranieri, oltre 4 milioni di elettori si recheranno alle urne per eleggere i 217 membri dell’assemblea costituente, in quelle che sono le prime elezioni dalla caduta del regime. Il panorama politico resta quanto mai nebuloso per la maggior parte dei tunisini, davanti a 116 partiti ufficialmente riconosciuti e migliaia di liste, molte indipendenti, quasi tutte di area riformista. E non mancano le polemiche. I presidenti dei seggi istituiti in Qatar, Libano e Algeria per l'elezione dell'Assemblea costituente tunisina sono stati rimossi dall'Istanza superiore indipendente per le elezioni perché – è stato affermato - facevano palese attività a favore di un partito politico. Pur se da parte della commissione non è stato ufficializzato il nome, più fonti concordano nell'affermare che i tre presidenti di seggio sostituiti appartenessero, almeno ideologicamente, a Ennhdha, il partito confessionale che potrebbe ottenere la maggioranza dei consensi e che, per bocca del suo leader, Rached Gannouchi, ha annunciato che in caso di mancata vittoria scenderà in piazza.
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