Ufficialmente non vi è alcun legame con il golpe. Il decreto varato dal Governo di Ankara, che prevede la scarcerazione di 38.000 detenuti, non è un'amnistia – ha sottolineato il ministro alla giustizia – ma un rilascio condizionato, rivolto a coloro che devono ancora scontare un massimo di due anni di pena. Concessa inoltre la libertà vigilata ai detenuti che hanno già scontato la metà della pena. Le misure – tuttavia - non verranno applicate per reati commessi dopo il primo luglio, escludendo così i soggetti ritenuti coinvolti nel tentato colpo di Stato. Proprio loro, secondo i media di opposizione turchi – quantomeno quei pochi ancora attivi -, sarebbero i reali destinatari di questa decisione dell'Esecutivo. Una misura – insomma – che sarebbe stata decisa per far spazio nelle carceri alle circa 35.000 persone - soldati, poliziotti, giudici, giornalisti e imprenditori – considerate complici, o comunque vicine, al nemico numero uno di Erdogan: quel Fetullah Gulen ritenuto mandante del fallito golpe, e per il quale – ieri – la Procura turca ha chiesto una condanna a 1900 anni di carcere. Dal canto suo l'ex imam, dal 1999 in esilio volontario negli Stati Uniti, continua a professarsi innocente e all'oscuro di quanto accaduto.
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