"Non aveva niente di speciale se non che quando arrivava lui era tutto speciale, c'era un luccichio, arrivava un vento che faceva bene al mondo". Così Roberto Benigni ha ricordato Umberto Eco. "Peccato che non ci sia più - ha detto - perché di persone come lui ce n'è più bisogno sulla terra. Nel cielo ce n'è sempre tante di belle persone, qua ne rimangono sempre poche". Personalità del mondo della cultura ma anche i volti sconosciuti di chi ha letto i suoi libri, ex studenti - perchè Eco era soprattutto "il professore". In tanti gli hanno reso omaggio al Castello Sforzesco di Milano. Una cerimonia funebre laica in cui la moglie Renate e i figli Stefano e Carlotta hanno voluto ricordare l'uomo, lo studioso e lo scrittore. Il tratto più caratteristico di Umberto Eco, era la sua capacità di essere moderno, di aver colto perfettamente il passaggio storico del suo tempo, la transizione piena a una cultura di massa, aveva capito il senso e il significato di una cultura popolare. Sapeva anche che la cultura in fondo è un piacere, un qualcosa con cui ci si può divertire, non "un appesantimento gravoso da portarsi sulle spalle e da non usare mai". Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna ricorda la capacità di Eco di parlare con tutti, di non far mai pesare le proprie enciclopediche conoscenze, di trarre da ogni conversazione, da ogni uomo e ogni donna, un segno di interesse, un segno del tempo. Aveva capito che il cuore del mondo, il senso delle cose, non deve stare rinchiuso in una teca sacra a cui non ci si può avvicinare, custodita da sedicenti intellettuali gelosi dei propri libri e delle proprie conoscenze che, con saccenteria odiosa, ragionavano su come dovessero andare avanti il mondo e le cose". Noi vogliamo ricordalo con una citazione. "Cos'è la filosofia? Scusate il mio conservatorismo banale, risponde Eco, ma non trovo ancora di meglio che la definizione che ne dà Aristotele nella Metafisica: è la risposta a un atto di meraviglia"
Sonia Tura
Sonia Tura
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