Uno stipendio da 1000 euro al mese, come tutto fare in una cooperativa. Emanuele Basile, 53 anni, di origine tarantina ma residente a Coriano, era praticamente al di sopra di ogni sospetto, eppure, per l’accusa, nascondeva una seconda vita. Quel che è certo è che, almeno una volta, ha prestato denaro a tasso usuraio e cioè al 120%. Con l’obiettivo di ridurre al minimo i rischi di un controllo sui suoi movimenti bancari, aveva aperto uno o piu’ conti a San Marino. Per vederci chiaro, il pm riminese Luca Bertuzzi ha inviato, pochi giorni fa, una rogatoria sul Titano, attualmente al vaglio dell’autorità deputata all’espletamento. Le indagini sono cominciate a fine 2005 e lo scorso 10 gennaio Basile è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, dalla Guardia di Finanza, in un bar di Riccione. L’uomo aveva appena intascato 3500 euro da una persona a cui aveva prestato denaro a tasso di usura. Accortosi della presenza delle fiamme gialle, Basile, ha addirittura ingerito banconote e tentato di disfarsi di alcuni assegni, che provavano la sua colpevolezza, ma è stato tutto inutile. Il 24 febbraio, dopo oltre un mese di carcere, ha chiesto di essere ascoltato dal pm riminese Luca Bertuzzi, titolare delle indagini. Durante l’interrogatorio ha ammesso tutti gli addebiti, riconoscendo le sue responsabilità. Ha anche versato un assegno di 30mila euro, all’imprenditore a cui aveva prestato denaro a tasso usuraio. In attesa del processo gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Il tutto è stato possibile anche grazie alla denuncia della moglie dell’imprenditore edile, che in dicembre si era rivolta alla guardia di finanza per chiedere aiuto. Le fiamme gialle, però, erano già da tempo sulle tracce di Basile. Le indagini proseguono. L’auspicio dei magistrati riminesi è che altre vittime di usurai trovino il coraggio di denunciare i loro aguzzini.
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