I ministri italiani Turco e De Castro rassicurano Bruxelles chiarendo che i prodotti trovati in alcune aziende vinicole non sono utilizzati per sofisticare il vino, ma per l’agricoltura e che le irregolarità riscontrate riguardavano soltanto l'aggiunta di acqua e zucchero di barbabietola.
Mentre l'Italia si affretta a rispondere alle richieste di chiarimento dell'Unione Europea, il settimanale “L'Espresso” conferma tutto quanto pubblicato nell'inchiesta Velenitaly.
Dopo gli esami svolti sul vino sequestrato, le procure di Verona e Taranto hanno contestato il reato di adulterazione che punisce “chiunque corrompe o adultera sostanze destinate all'alimentazione rendendole pericolose alla salute pubblica”.
Non si tratta quindi – precisa il settimanale - di una truffa innocua con acqua e zucchero ma di una situazione che mette a rischio la salute dei consumatori, come hanno verificato gli stessi inquirenti contestando il reato più grave. Non solo. La presenza di acido cloridrico, acido solforico e di altre sostanze gravemente pericolose per la salute nel vino oggetto dei sequestri, è citata sia dal Corpo forestale dello Stato sia nel primo provvedimento della procura di Verona. Finora però i vini prodotti dagli impianti incriminati sono rimasti in commercio. Soltanto ieri la procura di Taranto ha disposto il sequestro dei campioni in 15 aziende di tutta Italia che si erano rifornite presso gli impianti sequestrati.
Al Vinitaly di Verona i produttori sono preoccupati: il danno d’immagine è enorme. Ma in tanti si chiedono se sia solo un caso.
Il vino italiano d’eccellenza riscuote sempre più successi all’estero, ed ecco che 10 giorni fa saltano fuori le accuse di impurità alle uve usate per produrre il Brunello di Montalcino. Lunedì è scattato il blocco alle vendita di mezzo milione di bottiglie nelle cantine di casa Banfi. Subito dopo si scatena lo scandalo del vino all’acido muriatico. Tutto questo mentre si inaugura la vetrina internazionale di Vinitaly.
Mentre l'Italia si affretta a rispondere alle richieste di chiarimento dell'Unione Europea, il settimanale “L'Espresso” conferma tutto quanto pubblicato nell'inchiesta Velenitaly.
Dopo gli esami svolti sul vino sequestrato, le procure di Verona e Taranto hanno contestato il reato di adulterazione che punisce “chiunque corrompe o adultera sostanze destinate all'alimentazione rendendole pericolose alla salute pubblica”.
Non si tratta quindi – precisa il settimanale - di una truffa innocua con acqua e zucchero ma di una situazione che mette a rischio la salute dei consumatori, come hanno verificato gli stessi inquirenti contestando il reato più grave. Non solo. La presenza di acido cloridrico, acido solforico e di altre sostanze gravemente pericolose per la salute nel vino oggetto dei sequestri, è citata sia dal Corpo forestale dello Stato sia nel primo provvedimento della procura di Verona. Finora però i vini prodotti dagli impianti incriminati sono rimasti in commercio. Soltanto ieri la procura di Taranto ha disposto il sequestro dei campioni in 15 aziende di tutta Italia che si erano rifornite presso gli impianti sequestrati.
Al Vinitaly di Verona i produttori sono preoccupati: il danno d’immagine è enorme. Ma in tanti si chiedono se sia solo un caso.
Il vino italiano d’eccellenza riscuote sempre più successi all’estero, ed ecco che 10 giorni fa saltano fuori le accuse di impurità alle uve usate per produrre il Brunello di Montalcino. Lunedì è scattato il blocco alle vendita di mezzo milione di bottiglie nelle cantine di casa Banfi. Subito dopo si scatena lo scandalo del vino all’acido muriatico. Tutto questo mentre si inaugura la vetrina internazionale di Vinitaly.
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