In riferimento al Decreto sull’Indicatore della Condizione Economica Equivalente (ICEE), prossimo all’esame e all’approvazione in Consiglio Grande e Generale, desideriamo esprimere alcune riflessioni sui potenziali effetti di tale provvedimento, condividendo alcune delle osservazioni espresse dalla CSDL nel comunicato dello scorso 5 novembre, in particolare sulla necessità di prestare attenzione a come viene identificata la “ricchezza” e agli obiettivi dello strumento. I nostri timori derivano anche dall’esperienza italiana, dove in alcuni casi l'applicazione di criteri generalizzati ha creato situazioni di iniquità e inaspettate difficoltà per non poche famiglie con persone disabili non autosufficienti. L'ICEE, come il corrispettivo ISEE in Italia, è stato concepito per stabilire soglie flessibili e uniformi per l’accesso a varie provvidenze, basandosi su criteri quali reddito, patrimonio, detrazioni e composizione del nucleo familiare. Tuttavia, quando si tratta di situazioni di grave disabilità, appare evidente la necessità di una riflessione più approfondita, poiché limitarsi a definire la “ricchezza” in termini di entrate e patrimonio può risultare limitante e rischia di non catturare la complessità e i bisogni specifici di chi vive in dette condizioni. Oltre tutto, andrebbe tenuto ben presente che a San Marino non esiste un fondo dedicato alla non autosufficienza e al finanziamento di strumenti per la Vita Indipendente. In situazioni di disabilità grave, le spese quotidiane e straordinarie – come l’assistenza continua, le terapie, i dispositivi di supporto, le modifiche strutturali necessarie in casa – e il sacrificio in termini di tempo e di carico di lavoro a carico dei familiari non sono semplici costi, ma necessità imprescindibili che per una qualità della vita accettabile (per non scrivere sopravvivenza). Riteniamo quindi che queste “voci di spesa obbligatorie” debbano essere considerate come parte integrante della condizione economica reale di una famiglia, andando oltre una valutazione meramente patrimoniale. Una valutazione standardizzata basata unicamente su reddito e patrimonio, senza considerare nel computo del contesto familiare, i costi di casi complessi e specifici come quelli associati alla grave disabilità, rischia di applicare criteri incompleti e ingiusti. Tuttavia, certi dell'assoluta bontà delle intenzioni da parte dell’Amministrazione, come la ricerca di equità, giustizia e contrasto agli abusi e alle prevaricazioni, chiediamo una riflessione in più, in aggiunta a quanto già rimarcato dalla CSDL, al fine di evitare difficoltà per queste famiglie nell'accesso a determinate prestazioni sociali, introducendo involontariamente forme di discriminazione in termini burocratici, economici e sociali, a scapito di chi già affronta costi e sfide significative.