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Cittadini e Fridays for Future: "Il buco nero dei rifiuti. Dal porta a porta all’isola ecologica: Cui prodest?"

19 ott 2020
Cittadini e Fridays for Future: "Il buco nero dei rifiuti. Dal porta a porta all’isola ecologica: Cui prodest?"

Anni fa il C.G. e G. approvò un “Ordine del Giorno” affinché si migliorasse la gestione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU) seguendo la strategia “Rifiuti Zero”, che dice no agli inceneritori, no alle megadiscariche, no ad una società del “gettar via” e sì ad una società sostenibile, basata sul recupero pressoché totale della materia attraverso una politica di riduzione degli imballaggi, la pratica del riuso e la diffusione di una maggior cultura e sensibilità ambientale. Il sistema di raccolta dei RSU definito “Porta a Porta” (PaP), adottato già da anni a San Marino, ad oggi coinvolge circa 1/3 della popolazione e offre una percentuale media di raccolta differenziata pari al 70%; la restante parte del territorio, invece, servito con le isole ecologiche (cassonetti stradali) permette di arrivare soltanto al 30% circa. I cassonetti distribuiti nelle zone industriali/artigianali, che dovrebbero servire per i RSU, sono invece usati per gli scarti aziendali, il cui smaltimento, trattandosi di rifiuti speciali, spetterebbe alle ditte. Così facendo, i relativi costi di gestione ricadono sulla collettività e sui cittadini, con importanti aggravi finanziari, dal momento che questi rifiuti rappresentano mediamente il 30% del quantitativo totale. Abbandonare il PaP per ritornare ai cassonetti più o meno 'intelligenti' che si vorrebbero installare nel resto del paese, ormai è risaputo che non può portare ad obiettivi di differenziata superiori al 40- 50%. Eppure pare che noi oggi vogliamo tornare al passato, alle isole ecologiche disseminate sul territorio, a questo sistema di raccolta abbandonato ormai da tutti. A San Marino è inoltre mancato un percorso di condivisione, educazione e responsabilizzazione della cittadinanza, che spesso ha vissuto il porta a porta come un'imposizione, senza comprenderne le opportunità e i benefici. Se i comuni vicini, quindi più o meno simili a noi, che adottano il PaP arrivano all’85% e al 75% di raccolta differenziata, come avviene rispettivamente per Coriano e Verucchio, significa che nella strategia sui rifiuti di San Marino c’è qualcosa che non funziona a livello gestionale. Ricordiamo, inoltre, che la quantità di RSU prodotti si avvicina a circa 600 kg per abitante all'anno, quindi non bisogna intervenire sul rifiuto prodotto, come si sta facendo ora, solo alla fine del suo ciclo, bensì occorre puntare alla riduzione della produzione a monte dello stesso. In questo senso il PaP è estremamente interessante, poiché si basa sulla responsabilizzazione del cittadino, che può essere educato anche ad un consumo più critico dei beni, grazie ad un maggiore controllo. Lo stesso non accade nell’isola ecologica, dove un rifiuto erroneamente inserito può contaminare e pregiudicare l’intero cassonetto. Se poi si corredasse il PaP con un sistema basato su una tariffa puntuale, che premia i più virtuosi, sarebbe possibile premiare chi differenzia di più. I Governi e le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni non sono mai riuscite a firmare accordi con i vari consorzi italiani di recupero del prodotto differenziato. Ciò ha impedito che il sistema della raccolta PaP divenisse conveniente anche sul piano economico. Per non parlare poi della lievitazione dei costi causata dalla scelta di frammentare la gestione. L’ultima scusa accampata di voler abbandonare la raccolta PaP per i costi elevati è quindi quanto meno discutibile. Il costo comunque è certamente uno degli elementi da considerare, infatti i comuni italiani campioni di efficienza nella raccolta differenziata (come Ponte nelle Alpi) dimostrano con i fatti che l’implementazione del porta a porta ha permesso loro di abbassare il costo del servizio di circa il 15%. Ciò viene confermato anche da importanti ricerche, tra cui ad esempio quella condotta dall’EcoIstituto di Faenza, diretto dal Dott. Natale Belosi, il quale afferma che una differenziazione di qualità, nettamente superiore a quella ottenibile con i cassonetti, permette al PaP di essere competitivo e di ricavare più utili dalla vendita delle materie ottenute. Infine, sebbene il sistema di raccolta PaP necessiti di più personale, offre il vantaggio di mantenere le risorse in circolo nel paese, a differenza di altri sistemi che ci fanno spendere soldi per incenerire i rifiuti presso impianti esterni, ed allungano le liste dei disoccupati. Non è quindi un caso che questo metodo si stia diffondendo costantemente in tutta Europa. I costi elevati non sono quindi dovuti alla scelta del porta a porta in sé, ma alla qualità e capacità di gestione del servizio. Il sistema di appalti per assegnare la raccolta, ad esempio, sembra sia stato deciso più per distribuire risorse che per ottimizzare i costi. Peccato quindi che il sistema PaP, iniziato anni fa, non sia mai stato esteso immediatamente a tutto il territorio, ma negligentemente dilazionato in diversi anni, senza che nessun governo sia mai efficacemente intervenuto, nonostante direttive europee ed accordi regionali avessero fissato obiettivi e scadenze che abbiamo sempre disatteso. Altresì un accordo con il CONAI era fondamentale per recuperare almeno una parte delle risorse relative al conferimento dei materiali differenziati. Oggi andrebbe valutata anche l’introduzione della disciplina dell’ “End of waste” (ovvero la cessazione della qualifica di rifiuto) per alcune tipologie di materie prime seconde (il Decreto italiano per carta e cartone è di fine settembre), che potrebbe aprire nuove opportunità per utilizzare nei cicli produttivi risorse prime-seconde, anche internamente. San Marino, infine, ha recentemente ratificato l’Accordo di Parigi, impegnandosi a ridurre del 20% le emissioni di gas a effetto serra, e ha aderito all’Agenda Urbana per lo Sviluppo Sostenibile. Tali scelte interessano anche la gestione del ciclo dei rifiuti, perché più se ne riciclano, meno se ne producono e più si risparmia materia prima, energia e acqua, con minori emissioni di CO2 ed inquinamento atmosferico. Si contribuisce inoltre al raggiungimento di più obiettivi per lo sviluppo sostenibile: consumo e produzione responsabile (12), città e comunità sostenibili (11), lavoro decente e crescita economica (8), contrasto ai cambiamenti climatici (13).

c.s. 
Un gruppo di Cittadini attenti all’ambiente
I Giovani dei Fridays For Future


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