Apprendiamo, di nuovo, senza alcun preventivo confronto, alcuna preventiva comunicazione, alcuna anticipazione – trattati come sudditi che debbono ubbidire alla “illuminata” volontà del sovrano assoluto – che in data 5 dicembre scorso sono stati emessi due nuovi decreti delegati che, completando il – per noi drammatico - percorso avviato lo scorso giugno, convertono in Titoli di Stato anche i residui risparmi detenuti dai correntisti in Banca CIS che erano stati convertiti in obbligazioni con promessa di restituzione nel 2024 e nel 2026. Le soluzioni architettate dal Governo per non mantenere gli impegni che le stesse istituzioni della Repubblica di San Marino si erano assunti nei confronti dei risparmiatori - la cui unica colpa è quella aver depositato i propri risparmi presso un istituto autorizzato ad operare e sottoposto al controllo di Banca Centrale - stavolta suonano grottesche. A giugno, per le obbligazioni aventi scadenza a luglio del 2022, si è intervenuti con la conversione in titoli di Stato aventi scadenza a 10 anni. Per le obbligazioni aventi scadenza al 2024, se ne riparla nel 2037 e per quelle aventi scadenza nel 2026 se ne riparla nel 2042. 15 e 20 anni per poter rivedere i risparmi su cui le persone contavano per i propri progetti, le proprie necessità, le esigenze della propria famiglia. Persone che non sono criminali, delinquenti, truffatori. Sono semplici risparmiatori che, ingenuamente, confidavano nella stabilità del sistema bancario di San Marino e sulle garanzie fornite loro dallo Stato. Chiediamo a chi sarà chiamato in Consiglio Grande e Generale nei prossimi giorni a ratificare i due decreti delegati come si sentirebbero se capitasse a loro. E chiediamo loro di riflettere pensando ai loro figli ed ai loro nipoti. Lo chiediamo a tutti i cittadini della Repubblica di San Marino cosa farebbero se da un giorno all’altro – senza poter contare su qualche Santo in Paradiso – si vedessero congelare il lavoro di tutta una vita fino al 2032, al 2037, al 2042. Oggi è capitato a noi, domani potrebbe capitare a loro. Si parla in questi giorni di rinnovata attrattività della Repubblica di San Marino per gli investimenti esteri. Se la nostra vicenda dovesse rappresentare il biglietto da visita della serietà dello Stato sconsigliamo vivamente di varcare il confine di Dogana. Per quanto ci riguarda continueremo nella nostra battaglia – dinanzi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ed altrove - per ottenere il rispetto di quanto ci era stato garantito senza perdere mai la speranza che, prima o poi, alla prepotenza si sostituisca il dialogo ed il senso di responsabilità che da sempre abbiamo invano ricercato, ricevendo solo porte chiuse in faccia.
cs Comitato Correntisti Sammarinesi