Contratti a confronto: occhio alla fregatura. E’ quanto affermano i segretari della Federazione Industria della CSU, Enzo Merlini e Giorgio Felici, a seguito della pubblicazione sulla stampa di comparazioni tra il contratto dell’artigianato firmato dalla Centrale Sindacale Unitaria e UNAS e il recente contratto siglato da USL e OSLA. “Più che a una comparazione - sottolineano- siamo di fronte a un mix incompleto di reciproche clausole migliorative e peggiorative estrapolate da entrambi i contratti, peraltro poco significative se prese singolarmente”.
Tuttavia per Merlini e Felici dalla pur parziale comparazione appaiono evidenti alcune “fregature”: “Nel caso di crisi aziendali il contratto firmato da terzo sindacato e Osla prevede che l’azienda interessata possa cancellare il premio dell’1% annuale ed anche optare per il regime 36,5 ore settimanali, non erogando così gli aumenti contrattuali. Ma è piuttosto singolare che il lavoratore sia disposto a rinunciarvi, dal momento che, in caso che la mancanza di lavoro non consenta di completare l’orario settimanale, potrebbe comunque accedere di diritto alla cassa integrazione o agli altri strumenti di sostegno al reddito”.
Insomma, “solo chi si sente minacciato può accettare una clausola del genere, ed è ciò su cui Osla intende fare leva, con il consenso del sindacato compiacente. A meno che non si intenda lavorare ugualmente l’ora mancante e retribuirla in nero, magari assieme ad altre. Del resto pagare meno tasse e contributi fa piacere a molti”.
“Sarà pure che a pensar male – insistono Merlini e Felici- si fa peccato, ma come diceva Andreotti spesso ci si azzecca. L’associazione di categoria minoritaria Osla ha quindi sfondato con il principio che il Contratto può essere derogato in peggio, condividendo con il sindacato minoritario Usl la destrutturazione del Contratto nazionale. Perché solo in questo senso può essere intesa la contrattazione di secondo livello, specialmente in un settore nel quale le imprese hanno mediamente meno di tre dipendenti”.
Evidentemente, è la conclusione amara dei segretari industria, “l’Usl non sa o finge di non sapere che le organizzazioni sindacali italiane che hanno condiviso la teoria del contratto aziendale, fanno poi, salvo qualche eccezione, una tremenda fatica a praticarla nelle aziende con meno 100 dipendenti e che in questi anni di crisi in moltissimi casi è addirittura saltata. Per questo la CSU sarà sempre al fianco di quei lavoratori che non vorranno subire ricatti o accettare l’illegalità e pronti a difendere il contratto collettivo che estende gli stessi diritti per tutti”.
(domani seguiranno altre considerazioni )
Tuttavia per Merlini e Felici dalla pur parziale comparazione appaiono evidenti alcune “fregature”: “Nel caso di crisi aziendali il contratto firmato da terzo sindacato e Osla prevede che l’azienda interessata possa cancellare il premio dell’1% annuale ed anche optare per il regime 36,5 ore settimanali, non erogando così gli aumenti contrattuali. Ma è piuttosto singolare che il lavoratore sia disposto a rinunciarvi, dal momento che, in caso che la mancanza di lavoro non consenta di completare l’orario settimanale, potrebbe comunque accedere di diritto alla cassa integrazione o agli altri strumenti di sostegno al reddito”.
Insomma, “solo chi si sente minacciato può accettare una clausola del genere, ed è ciò su cui Osla intende fare leva, con il consenso del sindacato compiacente. A meno che non si intenda lavorare ugualmente l’ora mancante e retribuirla in nero, magari assieme ad altre. Del resto pagare meno tasse e contributi fa piacere a molti”.
“Sarà pure che a pensar male – insistono Merlini e Felici- si fa peccato, ma come diceva Andreotti spesso ci si azzecca. L’associazione di categoria minoritaria Osla ha quindi sfondato con il principio che il Contratto può essere derogato in peggio, condividendo con il sindacato minoritario Usl la destrutturazione del Contratto nazionale. Perché solo in questo senso può essere intesa la contrattazione di secondo livello, specialmente in un settore nel quale le imprese hanno mediamente meno di tre dipendenti”.
Evidentemente, è la conclusione amara dei segretari industria, “l’Usl non sa o finge di non sapere che le organizzazioni sindacali italiane che hanno condiviso la teoria del contratto aziendale, fanno poi, salvo qualche eccezione, una tremenda fatica a praticarla nelle aziende con meno 100 dipendenti e che in questi anni di crisi in moltissimi casi è addirittura saltata. Per questo la CSU sarà sempre al fianco di quei lavoratori che non vorranno subire ricatti o accettare l’illegalità e pronti a difendere il contratto collettivo che estende gli stessi diritti per tutti”.
(domani seguiranno altre considerazioni )
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