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Csdl: Azienda della ristorazione fallita: lasciato un buco di 548mila euro verso lo Stato e l'ISS!

Dal 2018 in poi gran parte dei contributi previdenziali per i lavoratori non sono stati pagati. Inspiegabile come questa azienda abbia potuto accumulare negli anni un debito gigantesco senza che sia stata fermata prima! È inaccettabile che Banca Centrale

6 nov 2024
Csdl: Azienda della ristorazione fallita: lasciato un buco di 548mila euro verso lo Stato e l'ISS!

Il caso di un'azienda della ristorazione fallita che ha lasciato un enorme buco verso lo Stato e l'ISS, di cui una parte considerevole in termini di contributi non pagati, è stato tra gli argomenti al centro dell'ultima puntata di "CSdL Informa". La vicenda è stata illustrata dal funzionario FUCS Diego Moretti. "Siamo venuti a conoscenza di questi fatti circa un mese fa, quando si sono rivolti a noi una decina di lavoratori dipendenti dell'azienda. Ci hanno raccontato che a seguito di un controllo della Gendarmeria, è stato loro comunicato che la stessa azienda avrebbe cessato l'attività. Ci siamo adoperati nella conseguente pratica di riduzione di personale per consentire a queste persone di accedere agli ammortizzatori sociali e trovare un nuovo posto di lavoro. Abbiamo incontrato molte difficoltà anche perché il commercialista che si occupava dell'amministrazione non ha elaborato le buste paga dell'ultimo mese per i dipendenti in regola dell'ultimo periodo, e non si è adoperato per far aprire le procedure di riduzione del personale per conto dell'azienda. Tali lavoratori tuttora non hanno ricevuto l'ultimo stipendio e le voci collegate (tredicesima, TFR, ecc.). Nel provvedere ad effettuare i necessari controlli, abbiamo verificato che l'azienda fin dal 2020 era comparsa nell’anagrafica dei debitori dello Stato. Nel 2023 aveva accumulato un debito verso lo Stato e l'ISS di 413mila euro, mentre a tutt'oggi la cifra è salita a 548mila euro, come si evince dal decreto fallimentare di cui siamo venuti a conoscenza. Si tratta di una cifra enorme, e l’impresa da anni versava in queste condizioni. Con i mandati dei lavoratori, abbiamo controllato nello specifico i contributi previdenziali del primo e secondo pilastro dal 2018 in poi, e come era prevedibile abbiamo purtroppo trovato brutte sorprese. Nello specifico, verificando alcune singole posizioni, per il periodo 2018-2019-2020 mancano circa 6 mesi di contributi per ciascun anno; dal 2021 sembra che non siano stati mai pagati. Nell’ultimo anno, per i sette lavoratori rimasti in carico all'azienda, non è stato versato alcun contributo. È doveroso domandarsi come sia stato possibile che questa azienda abbia potuto accumulare negli anni un debito gigantesco verso lo Stato e l'ISS, senza che sia stata fermata prima. Analizzando il decreto del Giudice, sembra evincersi che l’istanza sia stata avanzata dal Dipartimento Esattoria e per un importo maggiore: infatti, i 548.000 euro sono quelli riconosciuti dall’imprenditore. Immaginiamo ci siano altri creditori, oltre ai lavoratori, quali banche e fornitori, per cui è una vera e propria voragine. Vorrei fare un appello anche alle Associazioni di categoria che rappresentano il settore della ristorazione, affinché siano vigili verso le aziende; tra le altre cose, si tratta anche di un caso di concorrenza sleale verso le altre attività di questo comparto. Se si creano queste situazioni clamorose e così penalizzanti per i lavoratori che si ritrovano senza anni di contributi non pagati, le stesse Associazioni come possono lamentarsi della difficoltà nel trovare personale? Non è la prima volta che denunciamo casi simili, ma non cambia mai niente. Ancora lo Stato non è in grado di recuperare queste somme. Sui versamenti per il secondo pilastro previdenziale (Fondiss) sembra ci fossero dei piani di rientro, ma se l'azienda è arrivata ad un debito così cospicuo, è presumibile che non siano stati rispettati." Sulla vicenda è intervenuto anche il Segretario CSdL Enzo Merlini. "Va precisato che da parte loro i lavoratori coinvolti hanno la garanzia del versamento dei contributi non pagati dall'azienda, perché a questo scopo interviene il Fondo di Riserva di Rischio, quindi con risorse di chi contribuisce ai fondi pensione. Fa particolarmente arrabbiare il fatto che ancora oggi se un lavoratore coinvolto in queste situazioni chiede informazioni su cosa si sta facendo per recuperare i propri contributi non versati, viene opposto il segreto. Ma come è possibile che gli siano negate queste informazioni che lo riguardano direttamente? Verosimilmente, si tratta di una applicazione estensiva del segreto bancario; questo è inaccettabile, e il Governo deve provvedere rapidamente a modificare la norma.

cs CSdL






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