Siamo in un momento certamente drammatico e difficile, questa pandemia sembra avere una forza più grande delle nostre capacità e dell’eroismo dei tanti che la combattono, nella compagnia e nel servizio dei sofferenti. Ogni tanto però qualche notizia entra a illuminare questo buio terribile, e a dare un po’ di speranza. Il 13 marzo, segnato dal dolore per quanto succedeva, lanciavo sui social questo breve messaggio: «Come inviare questo messaggio? @Pontifex_it Santità, ci suggerisca gesti e preghiere per ottenere l’INDULGENZA PLENARIA. Grazie». Ho poi letto questa riflessione dell’On. Mantovano sul Giornale del 14 marzo: «Perché non istituire in ogni ospedale o per ogni parrocchia un numero telefonico dedicato, che permetta ai fedeli che si trovino in queste condizioni di comunicare direttamente col sacerdote in fasce orarie definite? Non è l’equivalente di una confessione, che esige la presenza fisica, ma fa arrivare comunque la parola di un consacrato. Perché non immaginare per il ricoverato o per chi è in quarantena una speciale indulgenza, fissando condizioni alle quali può adempiere dalla stanza di ospedale o dal domicilio? Perché poi non moltiplicare per le vie principali di ogni parrocchia la bella iniziativa già lanciata spontaneamente da qualche sacerdote, di girare da solo benedicendo da fuori con il Santissimo Sacramento le case e chi vi abita?» Così ho scritto all’On. Mantovano: «Onorevole carissimo, ho letto il suo intervento su Il Giornale, e sono lieto della proposta dell’indulgenza per coloro che sono così gravemente ammalati… Mi ero permesso in questi giorni di lanciare un Tweet a @Pontifex_it per chiedere proprio un intervento papale per concedere, nelle dovute forme, l’INDULGENZA PLENARIA a coloro che sono gravemente malati. È in gioco la possibilità di salvezza per tanti uomini e donne tra l’altro che vivono i loro ultimi momenti in dolorosa solitudine. Non ho avuto purtroppo nessun riscontro. Sappia che questa sua proposta mi pare importantissima e la sosterrò con tutte le mie forze. Grazie e Buona Quaresima». Quanta la commozione oggi nel leggere questa notizia su Vatican News: «Un Decreto della Penitenzieria concede l’indulgenza plenaria ai malati di coronavirus, a chi li assiste e a tutti i fedeli del mondo che pregano per loro. Si ricorda anche la possibilità della assoluzione collettiva in questo momento di grave necessità». Ecco quanto dispone la Santa Sede: «Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa, alla recita del Santo Rosario, alla pia pratica della Via Crucis o ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile. Gli operatori sanitari, i familiari e quanti, sull’esempio del Buon Samaritano, esponendosi al rischio di contagio, assistono i malati di Coronavirus secondo le parole del divino Redentore: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13), otterranno il medesimo dono dell’Indulgenza plenaria alle stesse condizioni. Questa Penitenzieria Apostolica, inoltre, concede volentieri alle medesime condizioni l’Indulgenza plenaria in occasione dell’attuale epidemia mondiale, anche a quei fedeli che offrano la visita al Santissimo Sacramento, o l’adorazione eucaristica, o la lettura delle Sacre Scritture per almeno mezz’ora, o la recita del Santo Rosario, o il pio esercizio della Via Crucis, o la recita della Coroncina della Divina Misericordia, per implorare da Dio Onnipotente la cessazione dell’epidemia, il sollievo per coloro che ne sono afflitti e la salvezza eterna di quanti il Signore ha chiamato a sé.» Ritengo che questa possibilità, per i tanti credenti, ammalati o vicini alle loro sofferenze, sia una grande opportunità, e penso che per chi è distante dalla fede cristiana sia la conferma che anche i loro atti di bontà hanno un valore immenso.
Don Gabriele Mangiarotti