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Forzata chiusura di negozi in Iran su una scala senza precedenti, allarme della comunità Baha’i

9 nov 2016
Forzata chiusura di negozi in Iran su una scala senza precedenti, allarme della comunità Baha’i
Oltre cento aziende appartenenti a baha’i in varie città dell'Iran, tra cui Sari, Ghaemshahr e Bandar Abbas, sono state chiuse dalle autorità iraniane dopo che avevano temporaneamente sospeso le attività per osservare le Festività baha’i del 1° e del 2 novembre.

Questa deplorevole azione è avvenuta nonostante le recenti dichiarazioni del Relatore speciale dell'ONU della libertà di religione e credenza e del Relatore speciale dell'ONU per l’Iran, di eminenti avvocati iraniani (come Andy-Karim Lahidji e Shirin Ebadi) e la richiesta rivolta dalla Baha’i International Community al Presidente dell'Iran per fare cessare questa oppressione economica.

Una recente lettera inviata dalla Baha’i International Community al Presidente iraniano spiega che la chiusure delle aziende baha’i è una delle molte tattiche impiegate dalle autorità nel loro apartheid economico contro i baha’i in Iran. Altri mezzi comprendono la categorica interdizione di almeno tre generazioni di baha'i dall’accesso ai posti governativi, l’esclusione dal lavoro nelle imprese parzialmente o totalmente sotto la direzione del governo, il rifiuto di concedere licenze di lavoro privato e l’esclusione dalla formazione universitaria formale.

«La chiusura di così tante aziende dimostra la vacuità delle affermazioni del governo iraniano il quale assicura che la comunità baha’i non è discriminata», ha detto Bani Dugal, la principale rappresentante della Baha’i International Community. «Invitiamo la comunità internazionale a denunciare queste azioni ingiuste e a raccomandare al governo iraniano di prendere immediate, visibili e sostanziali misure per modificare questa situazione», ha aggiunto.

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