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Giuliano Tamagnini: "Un salto verso il futuro"

1 mag 2016
Giuliano Tamagnini
Giuliano Tamagnini
I segnali dell'economia sammarinese sono ancora troppo pochi e troppo deboli per fare pensare che sia iniziata una ripresa per il nostro paese, mentre restano tutti i numeri in negativo, ad iniziare dai dati sempre allarmanti sulla nostra disoccupazione. È più che mai necessario che le parti politiche e sociali provvedano a definire un nuovo modello di sviluppo, che superi definitivamente quel sistema opaco che il paese ha tollerato per troppi anni. È necessario al contempo migliorare l'appetibilità di San Marino per gli investitori, che devono avere la certezza di poter aprire un'impresa, secondo regole precise e senza minacce di referendum, se non in un giorno, almeno in un mese. In tal senso vanno senz'altro snellite la burocrazia e le procedure amministrative. La nostra economia deve evolversi verso la produzione di beni e servizi di qualità e ad alto valore aggiunto, e virare verso i settori più innovativi, tra cui quelli della information tecnology, dell'economia verde, e in particolare nella progettazione nel campo delle nuove fonti energetiche. Il mondo si sta evolvendo velocemente e anche un paese come San Marino deve agganciarsi a questi cambiamenti; per fare un esempio emblematico, l'azienda automobilistica Tesla, che già produce auto completamente elettriche, ma dal costo molto elevato, ha annunciato che entro il 2018 produrrà una vettura elettrica ad un prezzo accessibile a molti cittadini. Più che del futuro, quindi, si tratta del presente.

È dunque questa la strada tracciata, che vedrà sempre più il superamento del "dogma" dei carburanti fossili (petrolio). Anche San Marino può inserirsi in questo settore dell'economia, quello della mobilità con l'energia pulita, ad iniziare dall'ibrido. Lo Stato in primis dovrebbe iniziare a dare il buon esempio, utilizzando nei trasporti pubblici solo veicoli elettrici o ibridi, o comunque alimentati da propellenti a basso impatto ambientale. Per favorire lo sviluppo servono risorse, ma il paese non ha una politica pubblica del credito. In tal senso occorre creare le premesse affinché a San Marino possa insediarsi una grande, solida e credibile banca internazionale, che faccia crescere l'intero comparto bancario sammarinese e che sia in grado di finanziare progetti imprenditoriali importanti e dare così al nostro paese la possibilità di crescere. Per fronteggiare la disoccupazione, ormai diventata cronica, nell'immediato si devono dare risposte a chi ha perso il lavoro, e in tal senso occorre una lotta serrata e senza quartiere al lavoro nero, dalla quale peraltro si potrebbero realizzare posti di lavoro regolari e tutelati. Al contempo occorre migliorare l'incontro tra l'offerta e la domanda di occupazione, cosa che l'Ufficio del Lavoro non è grado di realizzare, superando una volta per tutte quella suggestione secondo cui garantendo meno diritti e tutele ai lavoratori si può far ripartire l'economia e l'occupazione. In generale, se la crisi continua di questo passo, occorrerà davvero pensare ad istituire una forma di protezione e di reddito per i giovani che provengono da famiglie in difficoltà; un intervento legato comunque al reddito familiare.

STATO SOCIALE - Un capitolo importante è quello dello stato sociale e della previdenza. È per noi imprescindibile che la sanità resti pubblica; è in primo luogo una questione di democrazia. Resta il fatto che - come hanno dimostrato segnali eloquenti che si sono manifestati in questi ultimi tempi, come la fuga di tanti stimati professionisti, che ha impoverito il nostro sistema ospedaliero e sanitario - una struttura come la nostra non può reggersi se rimarrà rivolta solo agli abitanti di San Marino. Il nostro paese deve specializzarsi in alcune eccellenze in campo medico-sanitario, e ciò significa avere professionisti di alto valore, che abbiano anche il giusto riconoscimento retributivo (altro che tetti alle retribuzioni); solo così potremmo ottimizzare al meglio la nostra struttura ospedaliera, che deve essere messa in rapporto con altre strutture sanitarie italiane virtuose. In generale occorre investire seriamente nella prevenzione, per diminuire i casi di malattia e promuovere il benessere delle persone.

SISTEMA PENSIONISTICO - Un altro tasto dolente è il sistema previdenziale, composto dal primo e secondo pilastro. Continua a verificarsi un forte sbilancio tra entrate e uscite; questa tendenza produrrà un debito sempre maggiore che si riverserà sulle future generazioni. Il rapporto di uno a tre tra quanto versato e quanto percepito, la dice lunga sulla insostenibilità dell'attuale sistema pensionistico. È veramente necessaria una profonda riforma del primo e del secondo pilastro, che è diventato anch'esso molto importante; non sarà assolutamente sufficiente apportare solo qualche modifica di superficie. La riforma non potrà essere espansiva, ma dovrà mettere in sicurezza il sistema attuale e dare garanzie anche ai giovani che non lavorano o sono occupati da poco, e che andranno in pensione fra 40 anni. In tal senso occorrerà passare ad un sistema che leghi la pensione da percepire a quanto effettivamente versato. È sempre bene ricordare che in fondo la pensione non è altro che una forma di retribuzione differita che viene accantonata per poi essere "restituita" dal momento che finisce la vita lavorativa, e non è un intervento dello Stato. Intervento dello Stato che dovrà invece essere garantito sul piano sociale per chi non ha avuto, indipendentemente dalla propria volontà, la possibilità di lavorare.

EQUITÀ FISCALE - Circa il fisco, con la riforma tributaria del 2013 avevamo pensato di essere sulla strada giusta: in realtà noi lavoratori dipendenti siamo stati gli unici ad aver subito un aumento reale della pressione fiscale, ma la stessa cosa non si può dire dei lavoratori autonomi; dichiarazioni abbondantemente sotto i 15mila euro, del tutto irreali, sono ancora all'ordine del giorno. Molti lavoratori autonomi stanno soffrendo anch'essi la crisi; dovrebbe essere anche loro interesse far sì che tutti paghino le tasse in base ai redditi reali. E allora sulla Smac, costantemente nel mirino di alcuni settori del commercio, alcune settimane fa abbiamo scritto, in modo provocatorio (ma neanche tanto...), che se si vuole togliere la scontistica, si tolga pure: in fondo è in larga parte finanziata dallo Stato, e quindi superandola si realizzerebbe un risparmio per la collettività. Tanto più che nonostante questo intervento dello Stato, i prezzi a San Marino in genere sono mediamente più alti che nel circondario... L'importante è che non venga mai messa in discussione la funzione svolta dalla Smac (che potremmo anche chiamare in altro modo), di accertamento e trasparenza dei redditi. Non vogliamo assolutamente tornare a quelle condizioni di opacità in cui per decenni hanno proliferato evasione ed elusione fiscale, sottraendo allo Stato e alla collettività ingentissime risorse. Il futuro sta proprio nella trasparenza attraverso gli strumenti di tracciabilità elettronica.

IGC, IMPOSTA GENERALE SUI CONSUMI - Altro tema attuale è l'introduzione dell'IGC, che ci vede in ritardo almeno di un quarto di secolo. È una tassa (imposta indiretta) che, così come la monofase, lo Stato fa pagare ai cittadini per i consumi; l'esercente è solo il tramite, e la paga dopo che l'ha riscossa dal consumatore finale, per cui non si comprende come l'introduzione dell'IGC possa essere considerata come un aggravio di costi o come un pretesto per aumentare i prezzi. Il prezzo del prodotto attualmente è costituito essenzialmente da tre voci: costo, monofase sul costo, la quale deve essere anticipata dall'esercente allo Stato, e ricarico. Dopo di che, se il prodotto viene venduto all'interno di San Marino, la monofase si ritiene assolta, se viene venduta fuori dal paese lo Stato la restituisce all'esercente. Mentre per l'industria l'anticipo della monofase è solo un aggravio, e ciò è un problema. Applicando l'IGC su un prodotto acquistato (costo del prodotto, ricarico, IGC sul costo più il ricarico) dall'esterno o all'interno, con un valore che a nostro avviso dovrà essere molto inferiore al 17%, se si vende all'interno la si riscuote dal compratore, se viene esportato, il prodotto è esente da IGC. Alla luce di ciò non si vede perché dovrebbe provocare un aumento di costi, e quindi non comprendiamo il perché di tante resistenze verso questo inevitabile passaggio, che ci allineerebbe ai sistemi di imposte indirette di tutta Europa e della quasi totalità dei paesi del mondo.

RAPPRESENTATIVITÀ E DEMOCRAZIA - Questo intervento legislativo è molto importante, perché è in primo luogo una questione di rispetto ed applicazione delle più basilari regole democratiche: nello specifico, lega la facoltà di assumere decisioni, in relazione ai contratti, alla maggiore rappresentatività, sia delle organizzazioni sindacali che datoriali. Come si fa a pensare, come invece pretende qualcuno, che si possa firmare un contratto rappresentando il 10% delle imprese e che questo possa essere imposto al restante 90%? Fa parte delle regole del gioco democratico che siano le maggioranze ad avere la facoltà di governare i processi e di decidere. Le minoranze devono poter godere di tutte le tutele possibili, ed hanno il diritto di aspirare a diventare a loro volta maggioranza, sempre nel pieno rispetto delle regole della democrazia e del pluralismo. Ma non possono certo pensare di poter essere loro ad imporre decisioni valide per tutti.

IL 40° DELLA CSU - Infine vorrei ricordare che lo scorso 21 febbraio abbiamo festeggiato i 40 anni della nascita della CSU. In un Teatro Titano pieno, ci siamo ritrovati, oltre che con gli attivisti di oggi e tanti ospiti, con i dirigenti sindacali degli ultimi decenni e con alcuni dei protagonisti diretti di quell'evento datato 21 febbraio 1976, che sancì, attraverso un documento unitario votato dai Direttivi di CSdL e CDLS, la costruzione della Centrale Sindacale Unitaria. Assieme a questi protagonisti del sindacato di ieri, in un clima di commozione ma anche di forte orgoglio, abbiamo ricordato ciò che ha rappresentato ieri e rappresenta oggi la CSU per i lavoratori, i pensionati e il paese. L'esperienza della CSU dimostra che la pluralità è una ricchezza: le due Confederazioni, nonostante le differenze, hanno sempre trovato una sintesi, facendo prevalere i diritti dei lavoratori e il bene del paese all'interesse della singola organizzazione. Oggi, in un'epoca in cui le condizioni raggiunte dai lavoratori sono sotto attacco e in cui il diritto al lavoro è sempre meno garantito, c'è ancora più bisogno di sindacato, e di questo sindacato unitario. Questa esperienza unitaria ci dice anche che dobbiamo guardare avanti con fiducia, nonostante tutto; anche gli anni '70, all'epoca della nascita della CSU, sono stati particolarmente difficili sul piano economico e occupazionale. Oggi occorre costruire le condizioni per uscire in avanti, come allora, seguendo l'esempio dei "padri fondatori" della CSU. In sostanza, come 40 anni fa, possiamo uscire in avanti dalla crisi.

Giuliano Tamagnini

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