L’associazione sammarinese pro-Domina, con il patrocinio della Segreteria di Stato per l’Istruzione e la Cultura, ha il piacere e l’onore di presentare la mostra fotografica di una giovane artista palestinese, conosciuta a livello internazionale.
Il titolo “Cento giorni di solitudine” si richiama al celebre romanzo del premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez.
La Mostra fa parte delle iniziative messe in campo per la celebrazione della Giornata del 25 novembre, proclamata dall'Onu nel 1999 in favore dell'eliminazione della violenza contro le donne,
L’autrice è Nidaa Badwan, classe 1987, laureata alla Facoltà delle Arti dell’Università Al Aqsa di Gaza.
La sua storia è molto particolare. Il 19 novembre del 2013 Nidaa ha chiuso la porta della sua camera a Gaza e l’ha tenuta chiusa per ventidue mesi. Una reclusione volontaria, decisa e motivata.
Il giorno prima i miliziani di Hamas l’avevano fermata mentre aiutava un gruppo di giovani a preparare una mostra.
“Perché porti quei pantaloni larghi? Devi indossare il velo, non quel cappello di lana colorata. Sei strana, chi sei?”.
“Sono un’artista” aveva risposto lei. “Che vuol dire? Che cos’è un’artista e soprattutto che senso ha un’artista donna?”.
È stata trattata molto male, le è stato imposto un accordo: non uscire mai più da casa senza velo.
Da quel giorno Nidaa si è isolata nella sua stanza di nove metri quadrati e con una piccola finestra. Al soffitto una lampadina appesa ai soli fili elettrici trasmette la luce per poche ore al giorno.
Nel suo isolamento ha approfondito gli studi sul colore e sulla luce, scoprendo nel colore il senso della sua vita. Ha colorato le pareti di blu, di verde, una l’ha rivestita con i cartoni delle uova, ognuno di colore diverso, come a formare un arcobaleno, che durante i mesi ha cambiato e ricambiato, secondo l’ispirazione e soprattutto in base alla poca luce naturale che filtrava dalla finestra.
Ha studiato l’inclinazione dei raggi del sole che entravano dalla piccola apertura e le sfumature che producevano sulle superfici della stanza, trasformando la percezione dei colori di ora in ora.
Nella stanza svariati oggetti fanno da scenografia: alcuni strumenti musicali (un oud, una chitarra rotta), una vecchia macchina per scrivere, una macchina da cucire, gomitoli di lana, una scala di legno da imbianchino.
Nidaa Badwan prepara la sua macchina fotografica, aspetta la giusta luce naturale e scatta, scatta e poi scatta ancora.
Sono autoscatti in cui il volto si riconosce appena, ma sembrano quadri e non fotografie. I colori, il calore, suscitano emozioni, sensazioni forti, ricordano le nature morte di Chardin, i chiaroscuri di Caravaggio, le scene teatralizzate di David.
Crea scatti studiati in ogni dettaglio, per trasmettere un messaggio che ognuno può leggere in base alla sua sensibilità. Ogni inquadratura è da scoprire nei colori, nella luce, negli sguardi, nella composizione, nei simboli richiamati, nei significati reconditi... Ogni scatto è un’opera d’arte, una poesia!
“L’arte è l’unico mezzo che mi permette di essere libera nella mia comunità e trovare uno spazio per la mia libertà di espressione” scrive Nidaa.
Le sue opere denunciano le tragedie della sua terra e allo stesso tempo rappresentano una realtà vivace e poetica, colorando e creando un percorso luminoso per Gaza.
Nidaa Badwan, con i suoi ritratti, rappresenta i sogni dei giovani della sua terra e l'isolamento del mondo femminile sotto il governo autoritario di Hamas; le sue opere sono un’azione costruttiva e non violenta contro il tentativo di limitare la sua libertà personale.
In una intervista, rilasciata al suo arrivo a San Marino nel settembre scorso, la giovane artista ha dichiarato: “Quello che mi avvicina a San Marino è che San Marino ed io parliamo della stessa cosa: "la Libertà".
La mostra è stata esposta a Gerusalemme, Betlemme, Nablus ed Herbron in Palestina con l’organizzazione dell’Istituto per la Cultura Francese di Gerusalemme, a Montecatini Terme e Montegrimano in Italia, ma in forma ridotta, da 14 a 22 scatti.
A San Marino sarà inaugurata a Palazzo Graziani lunedì 23 novembre alle ore 17,00 ed esposta in forma completa, con 24 tavole, fino al 6 gennaio 2016.
Il titolo “Cento giorni di solitudine” si richiama al celebre romanzo del premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez.
La Mostra fa parte delle iniziative messe in campo per la celebrazione della Giornata del 25 novembre, proclamata dall'Onu nel 1999 in favore dell'eliminazione della violenza contro le donne,
L’autrice è Nidaa Badwan, classe 1987, laureata alla Facoltà delle Arti dell’Università Al Aqsa di Gaza.
La sua storia è molto particolare. Il 19 novembre del 2013 Nidaa ha chiuso la porta della sua camera a Gaza e l’ha tenuta chiusa per ventidue mesi. Una reclusione volontaria, decisa e motivata.
Il giorno prima i miliziani di Hamas l’avevano fermata mentre aiutava un gruppo di giovani a preparare una mostra.
“Perché porti quei pantaloni larghi? Devi indossare il velo, non quel cappello di lana colorata. Sei strana, chi sei?”.
“Sono un’artista” aveva risposto lei. “Che vuol dire? Che cos’è un’artista e soprattutto che senso ha un’artista donna?”.
È stata trattata molto male, le è stato imposto un accordo: non uscire mai più da casa senza velo.
Da quel giorno Nidaa si è isolata nella sua stanza di nove metri quadrati e con una piccola finestra. Al soffitto una lampadina appesa ai soli fili elettrici trasmette la luce per poche ore al giorno.
Nel suo isolamento ha approfondito gli studi sul colore e sulla luce, scoprendo nel colore il senso della sua vita. Ha colorato le pareti di blu, di verde, una l’ha rivestita con i cartoni delle uova, ognuno di colore diverso, come a formare un arcobaleno, che durante i mesi ha cambiato e ricambiato, secondo l’ispirazione e soprattutto in base alla poca luce naturale che filtrava dalla finestra.
Ha studiato l’inclinazione dei raggi del sole che entravano dalla piccola apertura e le sfumature che producevano sulle superfici della stanza, trasformando la percezione dei colori di ora in ora.
Nella stanza svariati oggetti fanno da scenografia: alcuni strumenti musicali (un oud, una chitarra rotta), una vecchia macchina per scrivere, una macchina da cucire, gomitoli di lana, una scala di legno da imbianchino.
Nidaa Badwan prepara la sua macchina fotografica, aspetta la giusta luce naturale e scatta, scatta e poi scatta ancora.
Sono autoscatti in cui il volto si riconosce appena, ma sembrano quadri e non fotografie. I colori, il calore, suscitano emozioni, sensazioni forti, ricordano le nature morte di Chardin, i chiaroscuri di Caravaggio, le scene teatralizzate di David.
Crea scatti studiati in ogni dettaglio, per trasmettere un messaggio che ognuno può leggere in base alla sua sensibilità. Ogni inquadratura è da scoprire nei colori, nella luce, negli sguardi, nella composizione, nei simboli richiamati, nei significati reconditi... Ogni scatto è un’opera d’arte, una poesia!
“L’arte è l’unico mezzo che mi permette di essere libera nella mia comunità e trovare uno spazio per la mia libertà di espressione” scrive Nidaa.
Le sue opere denunciano le tragedie della sua terra e allo stesso tempo rappresentano una realtà vivace e poetica, colorando e creando un percorso luminoso per Gaza.
Nidaa Badwan, con i suoi ritratti, rappresenta i sogni dei giovani della sua terra e l'isolamento del mondo femminile sotto il governo autoritario di Hamas; le sue opere sono un’azione costruttiva e non violenta contro il tentativo di limitare la sua libertà personale.
In una intervista, rilasciata al suo arrivo a San Marino nel settembre scorso, la giovane artista ha dichiarato: “Quello che mi avvicina a San Marino è che San Marino ed io parliamo della stessa cosa: "la Libertà".
La mostra è stata esposta a Gerusalemme, Betlemme, Nablus ed Herbron in Palestina con l’organizzazione dell’Istituto per la Cultura Francese di Gerusalemme, a Montecatini Terme e Montegrimano in Italia, ma in forma ridotta, da 14 a 22 scatti.
A San Marino sarà inaugurata a Palazzo Graziani lunedì 23 novembre alle ore 17,00 ed esposta in forma completa, con 24 tavole, fino al 6 gennaio 2016.
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