Signori della Presidenza, illustri delegati, onorevoli Segretari di Stato e Consiglieri, autorità presenti, gentili ospiti, Care compagne, cari compagni per il rapporto che ci unisce, ho scelto di non portare un saluto di circostanza. Ho scelto invece di parlare con franchezza, come credo si convenga tra forze che non solo hanno deciso di governare insieme il Paese, ma che condividono valori e principi. Ci presentiamo a questo appuntamento con la consapevolezza delle motivazioni che ci hanno portati, qualche mese fa, a presentarci insieme alle elezioni. Parte di quella scelta era dettata dall’ambizione di riunire una sinistra che per anni si era trovata divisa, frammentata tra correnti, odi e personalismi. Ma, lo sappiamo, c’era anche una componente tattica, legata alla volontà di rafforzare la nostra posizione rispetto al PDCS, marcandoci stretti e assicurandoci maggiori garanzie reciproche per raggiungere l’obiettivo di governo. Al di là delle ragioni, siano esse ideali o opportunistiche, dobbiamo riconoscere di essere riusciti insieme a creare un blocco politico robusto, una squadra di tutto rispetto che conta diciotto seggi. Una squadra che potrebbe e dovrebbe portare al tavolo della maggioranza le nostre politiche, quelle che, come partiti di sinistra, ci appartengono. Eppure, nonostante questa grande opportunità, stiamo attraversando momenti difficili, segnati da scoordinamento e tensioni. In Consiglio, nei dibattiti, si percepisce spesso un malanimo da parte di Libera nei confronti del PSD. Parole allusive, toni che trasmettono una certa freddezza, o addirittura ostilità, che non ci aiutano a lavorare con coesione. Lo abbiamo visto, ad esempio, nella questione della delega sul decreto dei dieci dipartimenti, o più recentemente riguardo all’errata corrige del decreto sull’atto organizzativo, dove Libera ha dichiarato la disponibilità a firmare un ricorso di legittimità insieme alle opposizioni. E non solo: le sedie vuote riservate a Libera al congresso del PSD, le dichiarazioni pre-congressuali del capogruppo Morganti, che ha parlato con sufficienza della nostra coalizione e ha aperto al dialogo con il centro riformista. Sono tutti segnali che alimentano perplessità e, a tratti, amarezza, perché trasmettono una negatività che rischia di minare l’efficacia della nostra azione comune. Forse le vecchie spaccature, le ferite del passato, non sono ancora del tutto superate. Forse viviamo male il rapporto competitivo che, inevitabilmente, si crea tra alleati della stessa area. Tuttavia, non possiamo permettere che questi problemi rendano disfunzionale il nostro progetto politico. Né possiamo ignorare i rischi che comporta per la stabilità di governo. Ma oltre alle difficoltà interne, c'è un altro aspetto su cui vorrei soffermarmi: l’attenzione che Libera mostra verso ciò che l’opposizione dice e fa: i ponti lanciati verso quei banchi, contribuiscono a smuovere un panorama politico già in fermento. Mentre AR e Motus discutono tra loro di possibili convergenze, la DC, dal canto suo, ha accennato a un’ipotetica apertura verso una soluzione di centro-destra. Tuttavia, siamo solo all'inizio della legislatura. Questi movimenti vanno letti come piccole scosse di assestamento, con una valenza limitata e dettati dalla naturale ricerca di posizionamento. Dinamiche che non devono distogliere la nostra attenzione dall’obiettivo principale. Se siamo qui, in questa coalizione, è perché abbiamo scelto di governare. E se non vogliamo fallire in questo tentativo, è il momento di agire con decisione. È il momento di mettere da parte le esitazioni e, anziché lamentarci di ciò che non funziona, rimboccarci le maniche e lavorare insieme per il bene del nostro Paese. Il PSD offre ancora la sua disponibilità. Se non possiamo oggi costruire un progetto di lungo termine, allora concentriamoci su un progetto che investa il presente. Un progetto per risanare il nostro sistema di sicurezza sociale, per far entrare aria nuova nel Paese, per modernizzare le nostre istituzioni, per valorizzare il lavoro e creare nuove opportunità, per favorire le giovani generazioni, per dare finalmente una prospettiva di crescita al nostro sistema economico, per un Paese che sappia dialogare con l’Europa senza rinunciare alla propria identità. Come riformatori, possiamo e dobbiamo essere il motore di cambiamenti concreti, che possano migliorare la vita dei cittadini e rendere il Paese più giusto e inclusivo, più solido e avanzato, più aperto e lungimirante. Che lo crediate o no, su questa strada ci troverete sempre e per sempre dalla stessa parte. Pronti a portare avanti un impegno comune con lealtà e determinazione, per costruire insieme il futuro che il nostro Paese merita.
C.s. Luca Lazzari – Segretario Partito dei Socialisti e dei Democratici