Nella giornata di martedì il legale di Cassa di Risparmio ha ritirato la querela e la costituzione di parte civile nel processo che coinvolge Roberto Ciavatta e Emanuele Santi. Un dietrofront repentino che potrebbe apparire legittimo, se non si conoscessero i retroscena che hanno prodotto quei fatti. A nostro avviso occorre una ricostruzione attenta per far capire a tutti i cittadini che cosa è avvenuto.
LA CRONISTORIA Elena Tonnini durante una serata pubblica a maggio 2018, rivolge false accuse nei confronti di Andrea Rosa, membro del Cda di Cassa di Risparmio, che inducono quest’ultimo a denunciare la Tonnini per diffamazione. Il Segretario agli Interni, allora Consigliere, accortasi dell’errore si scusa, fa dietrofront tant’è che in ambito processuale, anche per questo suo ripensamento, viene assolta. Rispettando la sentenza rimane ovviamente il dato politico: Rete pur di screditare usa l’attacco personale e spesso la menzogna. Nel momento in cui Andrea Rosa, naturalmente e legittimamente, sporge denuncia nei confronti della Tonnini, il CdA di Cassa di Risparmio prende in esame la possibilità di dargli tutela legale visto che oltre alla sua onorabilità personale, veniva attaccato in qualità di amministratore della banca. In quella circostanza, eravamo a maggio del 2018, Roberto Ciavatta e Emanuele Santi di Rete, essendo venuti a conoscenza di questa iniziativa, decidono di irrompere nella sala del Cda di Cassa di Risparmio insultando e minacciando i presenti. Scatta pertanto una nuova denuncia da parte del Cda nei confronti dei due esponenti di Rete che, nel novembre 2018, vengono rinviati a giudizio. Naturalmente Cassa di Risparmio si costituisce parte civile nel processo avendo fatto querela.
COSA E’ ACCADUTO Con le elezioni politiche del dicembre 2019 nessuna coalizione conquista la maggioranza dei voti ed allora si costituisce il nuovo Governo, dopo una lunga trattativa fra i molti partiti che erano prima all’opposizione. Rete nonostante il risultato elettorale deludente, si accorda con la Dc, suo ex nemico storico, e compone una maggioranza con Ciavatta, nominato Segretario di Stato, dominus di fatto del nuovo governo. Il governo prova a far approvare al Consiglio una norma che esautora tutti i Consigli di Amministrazione delle aziende partecipate dallo Stato, ma la discussione si prolunga troppo e la maggioranza ha fretta di cambiare il Cda di Cassa di Risparmio. Quali i motivi di questa fretta? La maggioranza avrebbe potuto cambiare il Cda non appena approvata la legge (che di fatto viene approvata pochi giorni dopo), ma non ha tempo e con una delibera del Congresso di Stato esautora il vecchio Cda e ne nomina uno nuovo, mettendo a rischio la banca di azioni civili da parte dei vecchi amministratori che per Statuto possono vantare il diritto di restare ancora per un certo tempo al loro posto. Sono ora però le persone di stretta fiducia di Rete che governano lo storico istituto bancario sammarinese. Oltre all’amministratore delegato Rete riesce infatti a “suggerire” a Noi per la Repubblica2a, nonostante la forte contrarietà del Psd, un altro membro del Cda, garantendosi così una maggioranza in quell’organo anche nei casi più complicati quale è stato quello del ritiro della querela nei confronti dei suoi esponenti. Così il 30 Giugno il Cda di Cassa di Risparmio viene rinnovato integralmente, riconoscendo all’opposizione la designazione di un membro, ma mettendo un veto incomprensibile, anzi alla luce dei fatti molto comprensibile per i nostri governanti, nei confronti di autorevoli componenti dell’’ormai ex Cda, sottraendo così al massimo organo di governo della banca pubblica quel minimo di continuità aziendale necessaria per il suo buon funzionamento. Non appena nominato, l’A.D. Prof. Vento, indicato proprio da Rete, coadiuvato dal presidente del Cda (indicato dalla DC), è quello di ritirare la querela di parte civile proprio nel processo in cui sono imputati i due esponenti di Rete. Lo fa in tempo utile per l’udienza in tribunale che si è svolta il giorno stesso.
RETE E L’ENNESIMA “INVERSIONE A U” Quindi il primo atto messo in campo in tutta autonomia da Ad e Presidente di Cassa, senza nessun confronto con il nuovo Cda, è stato quello di agevolare la posizione processuale dei due politici di Rete. Si è praticamente usato il potere politico di un Governo per cambiare un Cda, metterne uno accondiscendente, che nel giro di qualche giorno, ha ritirato la denuncia proprio per agevolare chi li ha nominati!
QUALCHE DOMANDA Alcune domande sorgono spontanee: - Considerato che la remissione di querela e la revoca della costituzione di parte civile potevano essere avanzate fino ad ottobre prossimo e cioè prima della sentenza, che fretta c’era, di esautorare in contrasto allo Statuto il Cda, nominare uno nuovo strettamente di fiducia politica senza neppure attendere una decisione collettiva del Cda stesso? - La remissione della querela deve essere comunque accettata dal Cda di Carisp (di fatto ciò è avvenuto col voto contrario dei membri sammarinesi): Rete ha quindi messo il proprio uomo in Cassa per farsi chiedere dal Cda di rimettere la querela. Di fatto si fanno le domande e si danno anche le risposte! - Il presidente può agire per l’interesse di Cassa in autonomia per motivi indifferibili ed urgenti; dov’era l’urgenza e l’indifferibilità? La querela poteva essere ritirata anche dopo l’estate! L’urgenza era solo per Ciavatta e Santi, in questo modo infatti le responsabilità perseguibili a querela si sono estinte! - La posizione di Ciavatta e Santi verrà affrontata in ambito processuale penale e gli auguriamo di uscirne senza pena, ma nel caso il processo li veda condannati, gli amministratori di Cassa di Risparmio ritirando la querela, provocherebbe sostanzialmente un danno a Cassa di Risparmio, che non si vedrà risarcire spese legali e danni. - Quindi per chi hanno agito i vertici di Cassa? Per la banca, che è dello Stato (e non del Governo), o per i privati? Ricordando che un amministratore se antepone gli interessi privati a quelli dell’Istituto che governa, rischia l’azione di responsabilità e l’accusa di amministrazione infedele.
CONCLUSIONI Questo approfondimento ha come obiettivo quello di far capire alla cittadinanza la gravità dell’azione posta in essere nella giornata di martedì dagli amministratori della Cassa di Risparmio che con un sol colpo hanno minato un principio fondamentale per ogni stato di diritto: la legge deve essere uguale per tutti. Non si può usare la propria posizione politica pro-tempore per influenzare e creare salvacondotti ad personam in ambito processuale.
Libera