Ho 60 anni, faccio l’avvocato e notaio a San Marino da 32 anni e nella vita ho fatto tante cose, ma sino ad oggi non mi sono mai dedicato alla politica attiva, non essendo mai stata nei miei programmi. In passato mi era stato chiesto di candidarmi, ma ho sempre declinato l’invito. Quest’anno, invece, dopo una lunga riflessione, ho accettato la proposta pervenutami dai dirigenti di LIBERA perché ne condivido il programma e perché ora mi sento pronto a dare il mio modesto contributo in un momento cruciale della storia del nostro Paese. Mi piace essere franco e pragmatico. Non amo il “politichese”. Non mi piace “denigrare” chi la pensa diversamente da me, anzi, mi garba il confronto soprattutto con chi ha idee diverse dalle mie. Mi piace fare squadra e condividere con gli altri le esperienze e le emozioni. Non ho alcun interesse particolare da tutelare, se non quello di (provare) a rendere San Marino un luogo migliore ove vivere, lavorare e fare impresa, soprattutto per le generazioni future, a cominciare da quella dei nostri figli. Lo sappiamo tutti, è inutile nasconderlo, San Marino, richiamando metaforicamente la nota favola di Collodi, è stato per tanti anni il “paese dei balocchi”, abitato da tanti Pinocchio e Lucignolo della cui ingenuità gli scaltri il Gatto e la Volpe (ed anche Mangiafuoco)se ne sono approfittati. Vivendo quotidianamente a contatto con imprenditori, lavoratori dipendenti, liberi professionisti e bancari, mi sono reso conto che a San Marino, in pochi anni, si è passati da un estremo all’altro. Se fino al 2008 eravamo il “covo dei Pirati”, nei cui forzieri si custodiva di tutto e di più (al motto “pecunia non olet”), protetti dall’anonimato societario e dal rigoroso segreto bancario, oggi ci troviamo di fronte ad una situazione diametralmente opposta. Abbiamo, da un lato, il legislatore che nell’ultimo decennio, a fronte dell’emorragia provocata dagli “scudi fiscali” italiani e dal purgatorio della “black list”, ha emesso leggi (alcune, per certi aspetti, anche non condivisibili) nel lodevole tentativo di attrarre gli investitori stranieri, favorire l’imprenditoria giovanile, introdurre gli asset digitali, eliminando il famigerato “nulla osta” del Congresso di Stato. Dall’altro lato abbiamo, però, Banca Centrale e AIF che anziché far crescere il sistema finanziario e bancario, pare abbiano come principale scopo quello di incutere il terrore tra gli operatori bancari ed i soggetti vigilati in genere, inducendo i responsabili delle agenzie bancarie a rifiutare nuovi clienti e l’apertura di nuovi rapporti per non incorrere nel rischio di pesanti sanzioni. Ci troviamo sempre più di sovente casi di imprenditori (italiani od europei, finanziariamente capienti e dotati dei requisiti di idoneità e onorabilità previsti dalla legge) che costituiscono società, con la prospettiva di assumere dipendenti, investire in San Marino e,quindi, contribuire alla crescita del Paese, i quali, pur non avendo precedenti penali o segnalazioni di insolvenze, si vedono negare dalle banche sammarinesi l’apertura di un semplice conto corrente attivo. La risposta tipica delle banche è la seguente: “la nostra struttura ridotta non ci consente di dirottare tempo e risorse in verifiche e analisi”; oppure “per policy aziendale non apriamo conti correnti ai cittadini dello Stato X o Y”. L’assurdo è che la legge sulle società prevede l’obbligo per le società sammarinesi di versare il capitale sociale iniziale presso un istituto di credito sammarinese (sic!). Si è di fatto passati da un regime concessorio del nulla osta governativo a quello del nulla osta bancario. E’ la banca che a suo insindacabile giudizio, può stabilire chi può e chi non può fare impresa o lavorare… alla faccia del diritto costituzionale della libertà di impresa!!! Com’è possibile, mi chiedo, ridurre il disavanzo pubblico di questo passo?!? Essendo improponibile ai sammarinesi un drastico taglio della spesa pubblica, un taglio delle pensioni e la riduzione dell’organico della P.A., come si può pensare di ridurre l’indebitamento (il famoso “debito estero”) se non aumentando le entrate fiscali e tributarie? E come è possibile aumentare le entrate se non viene consentito (anche a chi ha i requisiti) di fare impresa a San Marino? Ritengo che una volta verificati i requisiti previsti dalla legge per fare impresa, tutti debbano avere il diritto di avviare la propria attività. Chi sgarra (violando la legge) deve poi essere punito, anche severamente, ma non è tollerabile il processo alle intenzioni cui assistiamo quotidianamente. Forse non sarò eletto, ma qualora venissi eletto prometto sin d’ora che mi batterò, unitamente a LIBERA, affinchè il diritto alla libera iniziativa economica venga garantito e reso effettivo. Nell’interesse di tutte le categorie dei lavoratori e della cittadinanza. Non è più tollerabile la situazione di stallo venutasi a creare. Servono scelte coraggiose e lungimiranti; anche a costo di sbagliare. Io preferisco avere “rimorsi” per aver fatto qualcosa rivelatosi poi errato, piuttosto che “rimpianti” per non aver fatto qualcosa che avrei potuto fare. In fondo anche Pinocchio alla fine ha fatto un gesto di estremo coraggio, tuffandosi in mare per tentare di salvare il povero Geppetto… ed il lieto fine della favola è noto a tutti.
cs Luca Della Balda