Marino Capicchioni: 125 anni dalla nascita
30 giugno 1895 – 30 giugno 2020
Aspettavo un’occasione speciale per questo abete.
Legno con le venature fini, pesante,
generato da inverni di gelo durati sino a giugno,
da notti rigide senza luce, nebbiose e fredde.
La sgorbia scivola via alla giusta profondità,
seguo le vene prima in un verso poi nell’altro,
le dita sanno impugnare l’attrezzo,
i polsi ruotano l’angolazione.
Lavoro l’acero per risaltare le venature infuocate.
La parte nascosta, il fondo del violino è un quadro rovesciato,
una scultura vista di spalle.
Dosare le resine della vernice,
il legno assecondato nella sua fibra.
Penso alle tavole grezze in bottega,
immagino gli strumenti finiti:
i due violini, due ragazzini vivaci e sfrontati,
la viola dalla voce sensuale e femminile di madre,
il violoncello severo e autorevole
dal tono austero ed elegante.
Li immagino a vernice appena asciutta, freschi di bottega,
portano con loro il tempo lungo degli inverni di montagna.
Contenere il richiamo alla natura selvatica sotto il colore,
sia legno puro piegato al suono.
Tutto iniziò quando il giovane Marino Capicchioni si mise in testa di voler costruire un violino... qualche anno dopo, era il 1937, venne premiato a Cremona al Concorso del Bicentenario della morte di Antonio Stradivari. Suo nipote Italo da allievo della Banda Militare arrivò ad esibirsi al clarinetto nei più̀ prestigiosi teatri al mondo. Alfeo invece accompagnava alla fisarmonica Èdith Piaf nei bistrot parigini. Queste sono le storie che ho raccontato nel mio romanzo “Il Genio Capicchioni” AIEP Editore (2019), in vendita alla Libreria Riminese, nelle librerie ed edicole di San Marino, al Museo del violino di Cremona, a richiesta nelle librerie e online.
Il mio lavoro comprende un romanzo e un documentario prodotto da San Marino RTV che si può vedere tramite un link sulla pagina IL GENIO CAPICCHIONI
https://www.facebook.com/GenioCapicchioni/posts/164641125002103
A Ca’ Berardo nei pressi di Santa Mustiola, nella repubblica di San Marino, il 30 giugno 1895, nasceva Marino Capicchioni che diverrà il più importante liutaio del Novecento. Figlio di Berardo e Virginia Cecchetti, maggiore di sette fratelli, imparò il mestiere di falegname nella bottega di famiglia. I Capicchioni erano costruttori di botti e fornivano le più importanti cantine del territorio. Marino, appassionato di musica, suonava il sassofono tenore nella Banda Militare e strimpellava la chitarra. Il Professor Bernardino Graziani, chimico, fotografo e violoncellista lo avvicinò agli strumenti ad arco. I violini, le viole e i violoncelli Capicchioni risultarono subito di una fattura e di una sonorità sorprendente. Con il trasferimento a Rimini nel 1929 e l’apertura di una bottega nella città romagnola ha inizio la sua grande carriera. L’Istituto Musicale Lettimi e il Teatro Galli sono le Istituzioni che attirano i grandi musicisti di cui Marino diventa il liutaio di fiducia. Arturo Bonucci, violoncellista e Pina Carmirelli, violinista e le loro formazioni, il Quartetto Italiano, Il Quartetto Chigiano hanno nella bottega Capicchioni il loro punto di riferimento. Dal dopoguerra in avanti la fama di Marino diventa internazionale, gli strumenti di quel periodo definita “l’età d’oro” raggiungono la perfezione assoluta del suono e della fattura. Capicchioni oltre alle doti di liutaio era capace di grande amicizia e vicinanza umana. È rimasto famoso il suo incontro con David Ojstrach, violinista sovietico considerato il più grande di tutti i tempi che nel 1966 andò a Rimini per far visita a Marino nella sua bottega. O quello con Yehudi Menuhin a Ravenna di qualche anno dopo. L’attività dopo la morte di Marino nel 1977 fu portata avanti dal figlio Mario, che era a fianco del padre già da trent’anni.
Comunicato stampa
Massimo Rastelli