Domenica 3 dicembre alle ore 16 si celebrerà in Diocesi la Giornata per la Vita Nascente. L’iniziativa si terrà in contemporanea nei tre vicariati, e precisamente nella parrocchia di Serravalle per il Vicariato di San Marino, nella parrocchia di Pennabilli per il Vicariato della Valmarecchia e nella parrocchia di Ponte Cappuccini per il Vicariato della Val Foglia/Val Conca. «Sarà un’opportunità educativa – spiega il Vescovo Andrea –: la futura mamma si prepara a vivere la maternità in famiglia, ma anche in seno alla comunità; la comunità si apre al riconoscimento del grande dono della vita nascente; per tutti sarà un’occasione di rendimento di grazie al Signore. Inoltre, sarà motivo, tutt’altro che secondario, per dare risposta all’attuale situazione demografica».
È iniziato l’Avvento: quale il modo migliore per celebrarlo se non con la gratitudine e lo stupore per il dono della vita nascente? L’umanità, da sempre, alzando lo sguardo al Cielo ha invocato: «Oh se tu squarciassi i cieli e scendessi» (Is 64,1). Il Signore ha risposto ed è entrato nel mondo nel modo più semplice, umano e stupefacente: è venuto attraverso il grembo di una donna. Ha voluto percorrere il cammino di ogni uomo: dal concepimento alla nascita, dalla crescita all’età matura, amando sino alla fine. Ha esaltato la maternità e la paternità, ha santificato il parto, ha proclamato il Vangelo della vita. Ad alcuni, più adulti, con più limitate conoscenze di quanto abbiano i ragazzi oggi, è capitato di restare come senza parole e pieni di meraviglia davanti all’evento della trasmissione della vita. Il progresso delle scienze non ha tolto la sacralità della generazione, al contrario ha aggiunto, alla tenerezza e alla cura, la responsabilità. Gli artisti ci trasmettono immagini di una delicatezza infinita: la Madonna che nutre il Bambino al suo seno. Sì, è stato così il rapporto fra Maria di Nazaret e il piccolo Gesù: l’ha ricamato nel suo grembo e l’ha nutrito di sé. La nascita di un bimbo è gioia indicibile per i genitori, festa dei nonni, dono atteso e desiderato da tutta la comunità. Dalle nostre parti l’evento è avvolto da una certa discrezione, magari compare un fiocco azzurro o rosa alla porta di casa. Trovandomi in un villaggio africano ho assistito al rientro di una mamma nella sua capanna dopo aver partorito. Ha attraversato il centro del villaggio col suo bambino in braccio. Attorno a lei colori e danze e fierezza del neopapà: in quel momento era una regina! Si sa, l’arrivo di un bambino non è sempre “rose e viole”: preoccupazioni per il futuro («che sarà mai di questo bambino?», fu il sussurro della gente alla nascita di Giovanni Battista), nuovo equilibrio nella coppia e in famiglia... Già prima del lieto evento, talvolta affiorano trepidazioni, ansie e timori. Quali paure? Facile scivolare nel moralismo... Non voglio cadere in questo tranello, ma non posso ignorare gli sposi che, guardandosi attorno, sono alle prese con un contesto sociale che non li aiuta: la società alza l’asticella degli standard di vita, raramente le politiche familiari sono nel cuore dei programmi, si rincorrono le scadenze, si propongono progetti, ma indispensabile e urgente è domandarsi: qual è il punto critico del nostro vivere? Celebrare la giornata della vita nascente è anche denunciare quanto può spegnere la gioia dell’accoglienza. E non solo. È anche rinnovare consapevolmente l’alleanza per la vita: cura per le relazioni, ascolto e aiuto reciproco, costruzione di un tessuto di umanità fraterna, sviluppo in tutti ed educazione alla dimensione della maternità e della paternità. Lo sguardo si estende, in un giorno come questo, alle coppie che accolgono la sfida della maternità e della paternità coraggiosamente, alle coppie che allargano gli spazi della loro casa per far posto ad un bambino in adozione o in affido: un segno straordinario, ma non impossibile. Chiederemo perdono per i bambini che non nascono a causa del nostro egoismo. Pregheremo per chi sente negata maternità e paternità. Pregheremo per chi si dona ogni giorno per gli altri, spalancando il cuore ad una maternità e ad una paternità spirituale, non meno vera e non meno coinvolgente di quella fisica. Chi ascolterà il nostro messaggio?
C.s. Monsignor Andrea Turazzi