Eccellenze,
è con sentimenti di profondo turbamento che mi accingo a scrivere Loro questa missiva, alla quale mai avrei immaginato di dover essere costretto.
Lo faccio dopo essermi a più riprese confrontato con gli amici del Gruppo consiliare di Repubblica Futura e con i vertici della forza politica alla quale mi onoro di appartenere, i quali condividono questa mia decisione.
Credo sinceramente che il dibattito consiliare dei giorni trascorsi abbia segnato un solco indelebile. Agli eccessi del passato -dai quali mi sono sempre personalmente tenuto lontano e contro i quali pure ho combattuto- che vedevano negli atti di singoli magistrati, o della magistratura nel suo insieme, atti quasi “sacrali”, apodittici e finanche incommentabili; atti che, secondo questo approccio improprio e strumentale, sono stati l’appiglio fuorviato e fuorviante da parte di una certa politica per inscenare il più becero giustizialismo, siamo rapidamente trascesi a ben peggiori -se mai fosse possibile!- scenari. Oggi l’insulto a questo o quel magistrato, o addirittura a questo o quel membro del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme è divenuto prassi consolidata per taluni; una sorta di attività sportiva nella cui pratica più si sentono legittimati a cimentarsi proprio quei consiglieri il cui patente conflitto di interessi dovrebbe invece indurre alla prudenza ed all’astensione. Ingiurie e contumelie, sommate a ricostruzioni deviate della realtà, che hanno già portato il nostro Paese ad uno stadio di barbarie dal quale temo difficilmente potremo recedere. Qualcuno -ne sono certo- non mancherà l’ennesima occasione di imputare a me l’origine di questo clima e di questa catena interminabile di orrori. A rispondere è sufficiente paragonare ciò che è avvenuto nella passata legislatura e ciò che sta avvenendo in questa, che poi è anche il motivo della mia scelta. Nella passata legislatura, dopo varie riunioni di Consigli Giudiziari Plenari ed Ordinari, la stragrande maggioranza dei Giudici del nostro Tribunale, ai quali si è aggiunta anche la maggioranza della politica (pur non essendo determinante!) ha deciso con sofferenza di giungere, dopo fatti gravissimi occorsi in Commissione Giustizia, alla revoca dell’incarico di Dirigente del Tribunale. In questa legislatura stiamo assistendo a ben altro e a ben peggio: a qualcosa che ha veramente tutta l’aria di un colpo di Stato o quantomeno di atti sovversivi dello stato di diritto.
Il primo atto è stata l’approvazione, con procedura d’urgenza, della legge qualificata n. 1 del 2020, sulla cui applicabilità retroattiva, il Segretario alla Giustizia ha detto chiaramente in Consiglio Grande e Generale di non saper rispondere, salvo poi propugnare proprio per quella eventualità. Poi la pretesa di invalidare, in base alla legge appena citata, due interi anni di deliberazioni del Consiglio Giudiziario Plenario. Poi gli insulti ai Magistrati del Tribunale, i tentativi di intimidazione nei loro confronti, finanche la volontà messa in pratica di impedirne la libera espressione in Consiglio Giudiziario Ordinario. Da ultimo l’intenzione di ripetere (tamquam non esset) un Consiglio Giudiziario Plenario con un ordine del giorno identico a quello del 13 luglio, sul cui primo comma l’Assemblea già si era espressa. Insomma la politica, una certa politica, si è posta in diretto scontro con il Tribunale, con la maggioranza dei Magistrati sammarinesi e vuole perseguire pervicacemente il suo obiettivo, magari cacciando dal proprio ruolo alcuni di essi. A nulla, se non a sollevare nuovi latrati e nuove invettive, sono valse lettere scritte dagli stessi Magistrati o da Giuristi di chiarissima fama che, seguendo le vicende nostrane, hanno espresso un loro parere. In questo stato di cose credo fermamente che una partecipazione alla riunione del Consiglio Giudiziario Plenario per il prossimo venerdì non sia possibile né opportuna. Almeno fino a che il Consiglio Giudiziario Ordinario non si sia potuto esprimere e fino a che gli organismi multilaterali investiti della questione sammarinese non si siano espressi.
Perché esistono -ne sono certo- un vero, un bene, un bello assoluti, dei quali è giusto e doveroso che i nostri comportamenti e dunque anche le leggi siano informati. Perché esiste la Giustizia, che non può essere travolta da leggi insensate e dalla applicazione aleatoria, volta al mero raggiungimento di scopi particolari. Perché tante chiacchiere che ho sentito in questi giorni sono semplici simulacri di vuota retorica, che, quando non serve a comunicare la profondità di un pensiero, magari anche fallace, ha solo lo scopo di ingannare e traviare. Perché proprio la retorica della “sammarinesitá”, oggi più che mai, non può che avere il misero approdo, non già del sovranismo o del populismo -ideali seppure da me non condivisi, almeno dignitosi-, ma del semplice e gretto provincialismo, che finirà in poco tempo per rinchiuderci in confini, anche culturali, tanto angusti da essere asfissianti.
Per questi motivi, Eccellenze, sono a comunicarVi con rammarico, che non prenderò parte alla prossima riunione del Consiglio Giudiziario Plenario, contravvenendo forse al mio ruolo di Consigliere, ma rispondendo alla mia coscienza ed in fondo al mandato che i Cittadini del nostro Paese mi hanno dato, quello di difenderne le Istituzioni e le prassi, quello di conservare lo stato di diritto e l’uguaglianza dei Cittadini davanti alla legge. Insomma, all’invito a partecipare a questa riunione credo davvero che l’unica, doverosa e rispettosa risposta, non possa che essere: “non vogliamo, non possiamo, non dobbiamo”.
Con perfetta osservanza
Nicola Renzi
(comunicato stampa)
Nicola Renzi: lettera alla Reggenza sulla partecipazione al Consiglio Giudiziario Plenario
24 lug 2020
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