In relazione al comunicato emesso, teniamo a sottolineare al PSD che RETE non ha affatto contestato la scelta di nominare il dottor Fabio Pedini alla presidenza di AASS, come comprovato dal silenzio in aula dei nostri consiglieri all’atto della nomina, documentabile consultando l’archivio dei lavori consiliari. Al contrario, in sede di dibattito sull’emendamento oggetto di tanto scalpore abbiamo più volte rimarcato le capacità e la preparazione del profilo indicato. Il fatto che il candidato sia padre del Segretario Pedini, ben lungi dall’essere un attacco indiretto alla sua persona, è una banale constatazione; l’emendamento rappresenta una legge “ad personam” o, nel caso di specie, “ad patrem”. Anche questo è inconfutabile. Stando ai fatti, quello che abbiamo contestato - e tuttora vi contestiamo - sono due comportamenti politici precisi. Il primo, non avere preventivamente verificato la sussistenza nel candidato dei requisiti previsti dalla Legge, con un pressapochismo intollerabile per una forza di governo. Il secondo, avere tentato di modificare “d’imperio” tramite un emendamento inserito surrettiziamente in un Decreto che parlava d’altro, i termini per sedere nel CdA di AASS e solo dopo esservi accorti che il vostro candidato non li possedeva , fatto che voi stessi confermate nel vostro comunicato. Il che denota – lo ribadiamo convintamente - una concezione dell’agire politico spregiudicata, padronale e volgare. E non sono solo quei “cattivoni” di Rete o delle altre opposizioni a rimarcarlo: anche alcuni consiglieri di maggioranza, persino fra i vostri alleati di Libera, vi hanno contestato questo approccio. Al loro imbarazzo si è poi aggiunto il pesante silenzio dei consiglieri democristiani, che con tutta evidenza si trovano (persino loro!) a disagio per questa azione. Più che i nostri comunicati, dunque, sono le critiche e le prese di distanza dei vostri più stretti alleati che dovrebbero spingervi a riflettere sulla vostra condotta. Dobbiamo altresì smentirvi quando dite che anche RETE in passato ha proposto di cambiare i criteri in corsa, ad uso e consumo delle nostre nomine. La proposta di modifica dello Statuto di Banca Centrale a cui fate riferimento nel comunicato proviene dal Governo ed è arrivata ad ottobre 2023, quando RETE era già all’opposizione, quindi non è “roba nostra”. Per reclami su quella proposta di legge, rivolgetevi al Governo che state sostenendo. Anche qui ci pare di poter concludere che superficialità e scarsa attitudine all’approfondimento abbiano generato una gaffe evitabile. Per gli altri casi che citate, ci limitiamo a ricordare che ogni nomina all’epoca fu fatta nel pieno rispetto delle norme. Se intendete contestare le nostre posizioni, fatelo pure ma senza inventarvele. Infine dobbiamo un chiarimento diretto al Segretario Federico Pedini Amati. Il suo atteggiamento vittimistico, che lamenta immaginari attacchi personali e, subito dopo, sputa minacce di ripercussioni agli oppositori tramite i microfoni della TV di Stato, lo qualifica una volta di più come l’aspirante ducetto di periferia che è: ci sorprende poco e ci intimidisce ancor meno. Abbiamo capito che sarebbe troppo chiedere al Segretario di essere “socialista”: provi almeno ad essere “democratico”.
C.s. RETE