Ancora nessuna misura di equità si intravede nei due decreti - il n. 67 e il n. 68 con relativi allegati - appena emanati dal Governo per fronteggiare la perdurante emergenza da covid 19, così come nessun provvedimento di blocco dei licenziamenti. Il Decreto n. 67, in particolare, prevede nuove disposizioni riguardanti gli ammortizzatori sociali e istituisce un “ritenuta fiscale straordinaria” sulle pensioni da maggio ad agosto per gli scaglioni superiori a 1.500 euro, ma non contiene nessuna delle misure di equità chieste con forza dalla CSU per chiamare le categorie economiche che hanno accumulato rilevanti patrimoni a contribuire responsabilmente per affrontare questa gravissima crisi sanitaria, ma anche economica e sociale. Contestualmente ai tagli e alle misure di solidarietà, la CSU ha chiesto con insistenza che venisse varato un provvedimento di equità attraverso un intervento straordinario applicato sugli ingenti capitali finanziari e immobiliari presenti a San Marino. Invece, abbiamo visto solo tagli di redditi e di diritti a carico dei redditi fissi! Ovvero, si chiamano sempre e solo i lavoratori e i pensionati a fare sacrifici, mentre nessun contributo viene chiesto a chi possiede grandi ricchezze mobiliari ed immobiliari! Altra indispensabile misura di equità chiesta dalla CSU, ancor più importante in questa situazione di gravissima crisi economica per lo Stato, è intraprendere le azioni necessarie per promuovere il rientro della maggiore quantità possibile di capitali detenuti legalmente all’estero, e per portare alla luce quelli che invece non sono stati dichiarati, applicando le sanzioni previste dalla legge. In attesa di definire linee di credito internazionali, sarebbe opportuno che le necessarie risorse economiche siano anticipate dalle banche sammarinesi, le quali potrebbero, ad esempio, mettere a disposizione dello Stato la cifra necessaria ad affrontare con tempestività l’emergenza economico-sanitaria. È evidente a tutti che vista la grande mole di finanziamenti economici necessari, San Marino non potrà fare a meno di avvalersi anche di prestiti dall’estero; se ne è parlato fin dall’inizio della pandemia, ma questa possibilità che fine ha fatto? Il Governo non dice più nulla, ma abbiamo necessità di trovare soluzioni per ricevere anche un contributo economico dall’esterno, possibilmente utilizzando gli organismi internazionali ed i Fondi sovrani. Un’altra gravissima lacuna dei nuovi decreti, sono le disposizioni per il blocco dei licenziamenti, chieste più volte dalla CSU. Era previsto nelle bozze iniziali, ma nella stesura finale dei decreti questo necessario intervento è stato escluso. Il Governo, evidentemente, ha ascoltato le sirene degli imprenditori, rifiutandosi di salvaguardare la parte più debole, quella dei lavoratori, neanche per un breve periodo. È inaccettabile, tanto più vista l’assenza quasi totale dei costi indiretti per le imprese, quali ferie, tredicesima e TFR dopo due mesi di CIG, pur dando atto che la ulteriore riduzione dell’importo degli ammortizzatori sociali è stata accompagnata da un loro prolungamento. In pratica, quest’anno non ci sarà alcun limite di ore utilizzabili per la CIG ed è stata prolungata l’indennità economica per la mobilità a 18 mesi, in luogo dei 12 precedenti. Da un lato ciò consentirà alle imprese di non dover fare licenziamenti per aver terminato la CIG, mentre i lavoratori avranno un sostegno al reddito più lungo, valido altresì ai fini contributivi, visto che per chi perderà il lavoro non sarà agevole trovarne uno nuovo. La CSU ha ribadito nuovamente che la riduzione dell’importo degli ammortizzatori sociali, in conseguenza del numero enorme di lavoratori in CIG, deve essere accompagnato da una revisione del reddito minimo garantito, che solo in pochissimi casi consente di far fronte alle spese familiari indifferibili, e da permessi retribuiti, almeno parzialmente, per coloro che non potranno riprendere servizio, in quanto genitori di ragazzi che continueranno a non frequentare la scuola. Dall’articolato risulta non essere più presente la possibilità per il lavoratore di chiedere l’esenzione volontaria (tanto più nel caso di necessità familiari) ed il contestuale utilizzo della CIG causale 4. Inoltre non c’è stata nessuna disponibilità a modificare e rendere estensibile il reddito minimo garantito, introducendo il principio che deve essere assicurata la copertura delle spese indifferibili debitamente documentate anche per le famiglie a basso reddito in condizioni di difficoltà. Sul Decreto n. 68 pesa innanzitutto l’assoluta mancanza di confronto con il sindacato; ne è scaturito un provvedimento confuso, parziale e contradditorio, che non affronta molti aspetti cruciali relativi alla riapertura delle molte attività economiche e di servizio. In sostanza, manca una bussola precisa per la fase 2.
Nuovi decreti: i sacrifici si chiedono solo ai lavoratori e ai pensionati! Mancano del tutto le misure di equità!
4 mag 2020
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