L’Ufficio Statistica comunica la sintesi dell’Osservatorio sullo stato dell’occupazione per l’anno 2019, i cui risultati sono il frutto di analisi relative alle tematiche di occupazione, avvii lavorativi e disoccupazione della Repubblica di San Marino.
- Occupazione Pur con un modesto incremento delle attività economiche operanti in territorio, che nel 2019 ha registrato un +0,3%, il numero di dipendenti del settore privato, nello stesso anno, è aumentato del +4,1%, mentre nel settore pubblico il livello occupazionale è aumentato del +0,6%. Molto positivo è risultato l’andamento occupazionale dei settori trainanti dell’Economia sammarinese, come il Manifatturiero (+4,8%) e il Commercio (+2,6%), che da soli registrano il 56,4% del totale di dipendenti del settore privato. Nel lavoro indipendente, invece, si denota un’inversione di tendenza, con una diminuzione del -1,5% nel 2019. Nel settore privato, l’82,8% dei lavoratori dipendenti ha un contratto a tempo indeterminato, una forma contrattuale che nel 2019 ha registrato un incremento del +5,1% rispetto all’anno precedente; nello stesso periodo, i contratti a tempo determinato sono diminuiti del -0,5%. L’impulso alla crescita occupazionale, per il 2019, è dato prevalentemente dai lavoratori frontalieri, aumentati del 7,7%; rispetto ad un incremento dei lavoratori dipendenti di 647 unità nel 2019, ben 452 sono lavoratori frontalieri. Questo fenomeno ha determinato un aumento del tasso di occupazione totale, passato da 93,3% del 2018 a 95,2% del 2019 e del tasso di occupazione giovanile, passato da 25,9% del 2018 a 27,4% del 2019. Nonostante la forte incidenza dei frontalieri sull’aumento occupazionale, risultano in aumento anche i tassi di occupazione interna totale (67,9%) e giovanile (22,3%); quest’ultimo, nel 2018 era pari al 21,9%.
- Avvii lavorativi Gli avvii lavorativi, (definiti come l’inizio di una posizione lavorativa in una determinata azienda, ad una determinata data e con una determinata qualifica), seguono il medesimo trend riferito ai lavoratori dipendenti del settore privato. In totale si è registrato un aumento del +5,0% degli avvii lavorativi nel 2019 rispetto al 2018; mentre gli avvii di lavoratori residenti sono aumentati del +8,3% rispetto al 2018, gli avvii di lavoratori frontalieri sono diminuiti del -0,6% sempre sul medesimo periodo. La tipologia di avvio prevalente rimane quella del lavoratore residente che nel 2019 si è attestata al 57,0% rispetto al totale degli avvii. La stessa proporzione di avvii di lavoratori residenti, per il 2018, era del 55,3%. La maggior parte degli avvii lavorativi per l’anno 2019 ha riguardato la qualifica di operaio, con una percentuale del 66,2%%, mentre la forma contrattuale prevalente è stata quella del tempo determinato (81,3% degli avvii). Un’analisi a parte meritano gli avvii di lavoro occasionale, che nel 2019 sono stati 12.803 con un incremento del +2,3% rispetto al 2018; per questa tipologia di avvio lavorativo, nel 2019 è stato fatto ricorso per il 69,2% a residenti, per il 28,9% a frontalieri e per il 1,9% a soggiornanti. Coerentemente con il campo di applicazione delle prestazioni di lavoro occasionale, i settore che ha usufruito in modo prevalente di tale strumento è “Attività dei servizi di alloggio e ristorazione” e il mese con il maggior ricorso a tale strumento è stato dicembre, seguito dai mesi primaverili. La durata media degli avvii di lavoro occasionale è di 1 giorno, ad eccezione delle “Attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro” che ha registrato una media di 3,4 giorni e delle “Attività professionali, Scientifiche e Tecniche” che ha registrato una media di 1,7 giorni.
- Disoccupazione Nel 2019 i disoccupati totali sono diminuiti di 82 unità rispetto all’anno precedente, mentre i disoccupati in senso stretto, cioè coloro che sono immediatamente disponibili a lavorare, sono diminuiti di 76 unità nello stesso periodo temporale. La differenza tra la diminuzione dei disoccupati e il forte incremento degli occupati nel 2019, evidenziano ancora una volta come il ricorso a lavoratori frontalieri sia stato prevalente rispetto ai residenti. Un’analisi approfondita è stata fatta sul tempo di permanenza continuativo nelle liste di avviamento al lavoro, confrontato con il numero di avvii lavorativi nel medesimo periodo. Dei 1.041 disoccupati in senso stretto, presenti al 31 dicembre 2019, il 60,4% si trovava nello stato di “Disoccupato” da un periodo inferiore a 6 mesi continuativi; entro tale periodo 147 disoccupati non hanno effettuato alcun avvio lavorativo, mentre i restanti 482 hanno effettuato almeno un avvio. Di contro, l’analisi ha mostrato come il 13,5% dei disoccupati al 31 dicembre 2019 si trovasse nello stato di “Disoccupato” da più di 24 mesi e come, in tale periodo, ben 72 persone non abbiano avuto alcun avvio lavorativo. Analizzando gli stessi disoccupati al 31 dicembre 2019, suddivisi per mesi continuativi in stato di “disoccupazione” e fascia di età, risulta che la fascia con più numerosità è quella “da 20 a 24 anni” e, all’interno di tale range, la maggior parte dei soggetti si trova nello stato di disoccupato da un periodo inferiore a 6 mesi; presumibilmente, tale numerosità è dovuta al fatto che i giovani in queste fasce di età si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro, tuttavia dopo i primi 6 mesi il numero di disoccupati “giovani” cala notevolmente. Nel 2019, il tasso di disoccupazione giovanile in senso stretto si è attestato al 19,3%, in diminuzione rispetto al 21% del 2018.