In vista di un’imminente chiusura dell’Accordo di Associazione con la UE, vale la pena analizzare in profondità due importanti documenti sul futuro dell’Europa: il Rapporto sulla Competitività di Mario Draghi e il documento scritto invece da Enrico Letta. Quest’ultimo in estrema sintesi svela le ambizioni della UE di andare ben oltre alle quattro libertà fondamentali che fin qui hanno caratterizzato il mercato unico, dove San Marino dovrebbe accedere e cioè la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali.
Sarebbe giunto il tempo - per come la vede Letta - di togliere le politiche di welfare alle preferenze nazionali dei singoli stati e definire standard comuni per l’assistenza sanitaria, l’istruzione, le condizioni di lavoro, l’assicurazione contro la disoccupazione, la lotta alla povertà, il sistema previdenziale, l’edilizia pubblica, l’assistenza di lungo termine per una popolazione sempre più anziana.
L’obiettivo dichiarato è quello di portare avanti unitariamente la lotta alla povertà e alle diseguaglianze ma come la storia recente purtroppo ci insegna, ricette identiche per tutti gli Stati potrebbero rivelarsi rischiose e sfociare per esempio nel livellamento degli stipendi o dei trattamenti pensionistici su sistemi Paese profondamente diversi. Come ha di recente affermato la CES, “è particolarmente preoccupante questa spinta contro la regolamentazione nazionale”.
È palese che una pensione o uno stipendio che è in linea col costo delle vita in un determinato Paese potrebbe essere del tutto insufficiente in un altro.
“Ritengo, afferma il Segretario Generale USL, Francesca Busignani, sia imprescindibile promuovere un piano di investimenti nazionale forte, per sostenere le principali riorganizzazioni necessarie al nostro Sistema, focalizzate sulla salute, sulle persone e sul territorio. Proprio per questo, chiediamo da tempo di sviluppare un'infrastruttura sociale territoriale solida, di implementare un sistema di welfare pubblico mirato alle famiglie e servizi adeguati per rispondere in modo efficace ai bisogni complessi delle persone. Ci si deve impegnare per un futuro in cui il benessere di tutti sia una priorità concreta e tangibile e per fare questo ogni Paese deve gestire le proprie politiche di welfarestate a seconda delle proprie peculiarità”.
Oggi, per esempio, la vicina Italia, ma anche gli altri Paesi europei toccano con mano i danni fatti anche a causa di strategie politiche europee sbagliate. Se ne è accorto tra gli altri lo stesso Mario Draghi che nel suo rapporto ha scritto: “abbiamo perseguito una strategia deliberata per cercare di abbassare i costi salariali e questo ha avuto l’effetto di indebolire la nostra domanda interna e minare il nostro modello sociale”.
Resta quindi fondamentale, alla luce di quanto sopra, visto anche l’Accordo di Associazione UE, che auspichiamo si rivelerà foriero di vantaggi per San Marino, che gli Stati conservino la propria indipendenza rispetto alle politiche di welfare state poiché, nell’alveo di una macro-unità, non bisogna mai dimenticarsi che solo chi vive il proprio Paese, ne conosce tutti gli aspetti e può trovare le soluzioni calzanti per la propria realtà.
Comunicato stampa
Unione Sammarinese Lavoratori - USL