È un fatto nuovo, incoraggiante e segno di un nuovo corso la pubblicazione, dopo la richiesta inascoltata indirizzata ai precedenti vertici, delle consulenze deliberate da Banca Centrale.
La lettura della numerosità e del costo delle consulenze lascia però molti interrogativi e una sensazione di sdegno.
Come già detto in un recente comunicato l’assetto di Banca Centrale è senza dubbio sovradimensionato rispetto alle esigenze di un comparto bancario e finanziario che conta un terzo delle banche e delle finanziarie presenti e meno della metà della raccolta rispetto a 9 anni fa: i numeri e i costi di Banca Centrale non tendono invece a diminuire, anzi.
In questo contesto ipertrofico risalta ancora di più l’eccesso di consulenze e dei loro costi.
Soprattutto ciò che c’è di maggiormente incomprensibile sono gli effetti prodotti da tali consulenze.
Il PSD non è contrario alle consulenze in sé ma deve essere chiara l’esigenza, il lavoro prodotto, insomma l’utilità della spesa effettuata.
Alcuni degli incarichi attribuiti hanno inoltre a che fare con una parte fondamentale, il futuro del sistema bancario e finanziario della Repubblica: ci chiediamo se effettivamente sono state individuate delle linee di sviluppo o quantomeno di stabilità del sistema, quello a cui assistiamo ha invece quasi sempre a che fare con catastrofi (la chiusura di Asset) o perdita di risorse (la liquidità che se ne va), tanto da fare sorgere a molti concittadini la domanda “a cosa serve Banca Centrale?”.
D’altro canto se delle professionalità servono costantemente all’interno di Banca Centrale è necessario non attribuire nuovi incarichi o assumere altro personale ma fare crescere quello già attivo internamente di cui spesso si rileva la professionalità, cosa della quale non dubitiamo.
Le ultime dirigenze di Banca Centrale hanno utilizzato l’organo come fosse un bancomat con conto corrente dello stato e dovranno rispondere anche di ciò oltre che dei capi d’imputazione già ascritti a loro carico, è ora di cambiare strada.
Vista la presenza di una nuova dirigenza e la nuova sensibilità già dimostrata in Commissione Finanze e nelle comunicazioni, chiediamo a Banca Centrale di fare dei passi avanti in queste direzioni: contenere le spese per consulenze, esplicitare l’utilità del lavoro prodotto, riconoscere parte rilevante del corrispettivo con criterio meritocratico, fare crescere le risorse interne.
In sostanza è bene che la risposta alla domanda fatta poco sopra ci sia e sia circostanziata e che non riguardi solo il ruolo di vigilanza ma soprattutto quello di indirizzo e di conclusione di accordi con altre banche centrali.
San Marino, 29 ottobre 2018
Cs L’Ufficio Stampa del PSD
La lettura della numerosità e del costo delle consulenze lascia però molti interrogativi e una sensazione di sdegno.
Come già detto in un recente comunicato l’assetto di Banca Centrale è senza dubbio sovradimensionato rispetto alle esigenze di un comparto bancario e finanziario che conta un terzo delle banche e delle finanziarie presenti e meno della metà della raccolta rispetto a 9 anni fa: i numeri e i costi di Banca Centrale non tendono invece a diminuire, anzi.
In questo contesto ipertrofico risalta ancora di più l’eccesso di consulenze e dei loro costi.
Soprattutto ciò che c’è di maggiormente incomprensibile sono gli effetti prodotti da tali consulenze.
Il PSD non è contrario alle consulenze in sé ma deve essere chiara l’esigenza, il lavoro prodotto, insomma l’utilità della spesa effettuata.
Alcuni degli incarichi attribuiti hanno inoltre a che fare con una parte fondamentale, il futuro del sistema bancario e finanziario della Repubblica: ci chiediamo se effettivamente sono state individuate delle linee di sviluppo o quantomeno di stabilità del sistema, quello a cui assistiamo ha invece quasi sempre a che fare con catastrofi (la chiusura di Asset) o perdita di risorse (la liquidità che se ne va), tanto da fare sorgere a molti concittadini la domanda “a cosa serve Banca Centrale?”.
D’altro canto se delle professionalità servono costantemente all’interno di Banca Centrale è necessario non attribuire nuovi incarichi o assumere altro personale ma fare crescere quello già attivo internamente di cui spesso si rileva la professionalità, cosa della quale non dubitiamo.
Le ultime dirigenze di Banca Centrale hanno utilizzato l’organo come fosse un bancomat con conto corrente dello stato e dovranno rispondere anche di ciò oltre che dei capi d’imputazione già ascritti a loro carico, è ora di cambiare strada.
Vista la presenza di una nuova dirigenza e la nuova sensibilità già dimostrata in Commissione Finanze e nelle comunicazioni, chiediamo a Banca Centrale di fare dei passi avanti in queste direzioni: contenere le spese per consulenze, esplicitare l’utilità del lavoro prodotto, riconoscere parte rilevante del corrispettivo con criterio meritocratico, fare crescere le risorse interne.
In sostanza è bene che la risposta alla domanda fatta poco sopra ci sia e sia circostanziata e che non riguardi solo il ruolo di vigilanza ma soprattutto quello di indirizzo e di conclusione di accordi con altre banche centrali.
San Marino, 29 ottobre 2018
Cs L’Ufficio Stampa del PSD
Riproduzione riservata ©