Dopo sei mesi di governo, in cui gli esponenti di RETE si sono rimangiati molte delle promesse e dei solenni impegni che avevano proclamato ed assunto a gran voce per anni (tutti ricordano il celeberrimo “controlleremo il Governo dall’interno”), ora si assiste ad uno stato di grande confusione, imbarazzo e scarsa lucidità. Rete ha sostenuto da sempre, pervicacemente, che mai si sarebbero dovuti contrarre debiti internazionali ed ora (evidentemente controllando il Governo dall’interno un po’ ad intermittenza), sta sostenendo la scelta peggiore: quella di mettere il Paese nelle mani di una banca internazionale d’affari, per collocare oltre 500 milioni di euro. Per anni Rete ha dipinto alcuni dirigenti del settore pubblico e magari anche di quello pubblico allargato, come per esempio l’ex dirigente di AASS Valli, come il male assoluto, arrivando a denunciarne ogni forma di errore o iniquità, ora (continuando evidentemente ad esercitare uno stretto controllo interno sul Governo) lo ha nominato membro di una delicata commissione amministrativa in campo di telecomunicazioni. Rete ha sempre sostenuto che il tetto agli stipendi fosse imprescindibile e questione di giustizia sociale, tanto da tenere bloccato il Paese su questo tema per un anno e ingessandolo poi definitivamente con l’esito del referendum, in cui, bisogna riconoscerlo, la maggior parte dei votanti ha deciso, allora, di seguire le indicazioni di Rete. Rete, che oggi, senza batter ciglio, si rimangia battaglia e referendum per poter nominare un dirigente sanitario gradito, che evidentemente mai verrebbe a San Marino per uno stipendio soggetto al tetto dei 100.000 euro. Ancora: Rete ha detto che la raccolta differenziata era l’unica strada possibile per il futuro e poi (continuando a controllare il Governo dall’interno?) la ha abbandonata, per tornare ai cassonetti. Ha detto no alle nomine politiche di dirigenti della PA e poi (con saldo spirito critico) ne ha nominati a partire proprio dai suoi settori di competenza, come l’ISS. Ha detto no ai privilegi e al clientelismo e poi ha regalato, per legge, monopoli a società private. Ha detto no alla burocrazia ed ai maneggi nelle troppe commissioni e ha reintrodotto organismi arcaici come la Commissione del Lavoro. Ha detto che chi ha rubato allo Stato deve andare in galera, poi ha delegittimato il Tribunale ed i magistrati del Conto Mazzini. Si è scagliata contro i politici inquisiti dal Tribunale, anche quando magari non lo erano, e poi ha nominato al Governo due rinviati a giudizio (evidentemente per controllarlo meglio). E si potrebbe continuare ancora per molto... A fronte di tutto ciò, evidentemente per cercare di mascherare plateali dietrofront, inaffidabilità e totale inadeguatezza a ricoprire ruoli di Governo, i capisaldi della vecchia propaganda rimasti sono gli slogan, seppure ripetuti sempre più debolmente:
- del debito pubblico creato negli ultimi tre anni dal precedente Governo,
- del bilancio liquidatorio di Cassa di Risparmio, con oltre 500 milioni di perdite non reali,
- e infine della svendita degli NPL.
Noi a Rete facciamo una sola richiesta: almeno la smetta, per camuffare le sue mancanze, di prendere in giro i Sammarinesi. Se gli “economisti” di RETE volessero dare un’occhiata alle relazioni della Commissione di Controllo della Finanza Pubblica degli ultimi lustri, si accorgerebbero che già a metà degli anni 2000 il debito pubblico era di circa 300 milioni di euro. L’attuale Segretario agli Esteri disse pubblicamente nel 2016 - prima che si insediasse il precedente Governo - che il debito pubblico era di 330 milioni di euro; confermato dall’attuale Segretario alle Finanze, in 360 milioni di euro all’inizio di quest’anno, del 2020. Il cosiddetto “bilancio liquidatorio” di Cassa di Risparmio non ci sarebbe stato, o quantomeno ci sarebbero state perdite minori, se si fosse affrontato il problema per tempo, invece di nasconderlo. RETE, essendo nell’attuale Governo, che controlla il 100% del capitale sociale di Cassa di Risparmio, può chiedere di rivedere quel bilancio. Non hanno ritenuto di farlo i vari CDA e sindaci revisori che man mano si sono susseguiti e nemmeno i controllori della Banca Centrale della Tomasetti. Se gli esperti di RETE ritengono che quel bilancio sia falso, possono chiedere che siano fatte le dovute rettifiche. Sulla favola della “svendita degli NPL” già abbiamo detto, e non ci stancheremo di riaffermare la verità. Ad una forza politica, tanto più se ha responsabilità di Governo, si chiedono serietà e capacità di risolvere i problemi e di creare prospettive nell’interesse di tutti. Non sciatti dietrofront, menzogne, favolette tese a screditare l’avversario politico, cercando di ingannare i cittadini.
c.s. Repubblica Futura