Quando si parla di antimafia di facciata ci si riferisce ad enti, gruppi, istituzioni che combattono la criminalità organizzata solo a parole, ma che nei fatti non portano alcun contributo alla causa. Al contrario rischiano di provocare un danno enorme perché magari nel paese c’è chi crede che la situazione sia sotto controllo e, invece di rizzare le antenne, abbassa la guardia.
A San Marino l’antimafia la porta avanti (per modo di dire) l’Osservatorio Antimafia guidato dalla Fondazione Caponnetto. Fondazione che di Antonino Caponnetto – una delle icone della lotta alla criminalità organizzata italiana – porta solo il nome perché, almeno per quanto riguarda la nostra Repubblica, non può essere certo considerata un punto di riferimento per la “promozione e diffusione della cultura della legalità” come recitano le numerose delibere di autorizzazione di spesa accordate dal nostro Congresso di Stato negli ultimi anni.
L’Osservatorio Permanente Antimafia è nato per svolgere un ruolo di contrasto alle infiltrazioni criminali e promuovere la sensibilizzazione alla cultura della legalità. I primi anni, quando l’Osservatorio era presieduto da Pier Luigi Vigna (Magistrato, Procuratore nazionale antimafia, scomparso nel 2012) vi erano state iniziative di alto spessore come ad esempio la formazione ai Magistrati del Tribunale sammarinese e una collaborazione proficua con le istituzioni per l’impostazione di norme efficaci per prevenire e combattere la criminalità organizzata (il famoso “pacchetto Vigna”).
In seguito alla scomparsa di Vigna il livello è precipitosamente calato. A meno che non si vogliano elevare ad attività antimafia l’annuale Vertice (che assomiglia più ad una passerella istituzionale), e un report sulle infiltrazioni criminali organizzate che pare un compitino redatto controvoglia da un alunno in punizione. Già, perché il famoso report della Fondazione Caponnetto non solo è scritto male, pieno zeppo di errori e privo di contenuti edificanti ma nel corso degli anni non è mai cambiato. Il report del 2015, presentato qualche giorno fa, non è altro che la copia di quello del 2014 e di quello del 2013. E non è un modo di dire: è proprio un documento realizzato con il copia-incolla!
Sei paragrafetti che si ripetono identici da tre anni, persino gli errori di grammatica non sono stati corretti. Le uniche differenze tra l’ultimo report e quello del 2014 sono venti righe in più (clicca qui per leggere il report 2015, le abbiamo evidenziate in giallo) riferite all’anno in corso. Per il resto, il copia-incolla è integrale dal 2013. Quando nel report 2015 leggete “lo scorso mese di ottobre” si tratta in realtà di ottobre 2013 perché il documento non è mai stato modificato. Anche quando viene scritto che “la magistratura di San Marino ha eseguito sequestri e confische per un totale di 23 milioni di euro” in realtà il dato è riferito al 2013. Il report restituisce una falsa fotografia della realtà, nessun approfondimento, nessun tipo di considerazione utile agli addetti ai lavori né al cittadino che eventualmente voglia farsi un’idea dell’argomento. Anche le conclusioni sono identiche. Persino il focus su Rimini non è altro che una sorta di rassegna stampa delle operazioni portate avanti.
In una delle venti righe “new entry” del report 2015 viene definito “significativo che il 23 maggio sia diventata la giornata della legalità nazionale”. La Fondazione però non sa che è stato grazie ad un’Istanza d’arengo che la “Giornata della legalità” è stata introdotta. E che la stessa istanza chiedeva anche l’introduzione in ambito scolastico di percorsi didattici di educazione alla legalità, dell’insegnamento di educazione alla cittadinanza. E non sa che il Segretario alla Cultura Morganti e persino il Presidente della Commissione Antimafia Guerrino Zanotti indicarono di votare NO a quell’istanza (volevano solo fissare una data per la giornata della legalità senza prendere impegni relativi ai percorsi scolastici). Anche queste sono considerazioni significative, o no?
E pensare che giusto un paio di anni fa il Presidente della Fondazione (e curatore dei report), Salvatore Calleri , aveva sottolineato come l’elaborazione del Report necessitasse di un accurato lavoro di analisi “…perché la lotta alla mafia è una cosa seria e non va affrontata in modo superficiale”.
Insomma, a nostro avviso la Fondazione Caponnetto sta rendendo un pessimo servizio alla realtà sammarinese e ai sammarinesi che, attraverso le tasse, contribuiscono a pagare i suoi report copia-incollati. Non solo, proprio a questa Fondazione il nostro governo ha permesso di appropriarsi del “monopolio dell’antimafia” grazie ai cospicui finanziamenti accordati negli anni (circa 200.000,00 euro dal 2007) a fronte di risultati inesistenti. Un insulto per coloro che di antimafia a San Marino si occupano da anni, in maniera volontaristica, pur non essendo sammarinesi.
Un pessimo servizio, spiace dirlo, anche alla memoria di Antonino Caponnetto che all’antimafia ha dedicato la sua vita.
A San Marino l’antimafia la porta avanti (per modo di dire) l’Osservatorio Antimafia guidato dalla Fondazione Caponnetto. Fondazione che di Antonino Caponnetto – una delle icone della lotta alla criminalità organizzata italiana – porta solo il nome perché, almeno per quanto riguarda la nostra Repubblica, non può essere certo considerata un punto di riferimento per la “promozione e diffusione della cultura della legalità” come recitano le numerose delibere di autorizzazione di spesa accordate dal nostro Congresso di Stato negli ultimi anni.
L’Osservatorio Permanente Antimafia è nato per svolgere un ruolo di contrasto alle infiltrazioni criminali e promuovere la sensibilizzazione alla cultura della legalità. I primi anni, quando l’Osservatorio era presieduto da Pier Luigi Vigna (Magistrato, Procuratore nazionale antimafia, scomparso nel 2012) vi erano state iniziative di alto spessore come ad esempio la formazione ai Magistrati del Tribunale sammarinese e una collaborazione proficua con le istituzioni per l’impostazione di norme efficaci per prevenire e combattere la criminalità organizzata (il famoso “pacchetto Vigna”).
In seguito alla scomparsa di Vigna il livello è precipitosamente calato. A meno che non si vogliano elevare ad attività antimafia l’annuale Vertice (che assomiglia più ad una passerella istituzionale), e un report sulle infiltrazioni criminali organizzate che pare un compitino redatto controvoglia da un alunno in punizione. Già, perché il famoso report della Fondazione Caponnetto non solo è scritto male, pieno zeppo di errori e privo di contenuti edificanti ma nel corso degli anni non è mai cambiato. Il report del 2015, presentato qualche giorno fa, non è altro che la copia di quello del 2014 e di quello del 2013. E non è un modo di dire: è proprio un documento realizzato con il copia-incolla!
Sei paragrafetti che si ripetono identici da tre anni, persino gli errori di grammatica non sono stati corretti. Le uniche differenze tra l’ultimo report e quello del 2014 sono venti righe in più (clicca qui per leggere il report 2015, le abbiamo evidenziate in giallo) riferite all’anno in corso. Per il resto, il copia-incolla è integrale dal 2013. Quando nel report 2015 leggete “lo scorso mese di ottobre” si tratta in realtà di ottobre 2013 perché il documento non è mai stato modificato. Anche quando viene scritto che “la magistratura di San Marino ha eseguito sequestri e confische per un totale di 23 milioni di euro” in realtà il dato è riferito al 2013. Il report restituisce una falsa fotografia della realtà, nessun approfondimento, nessun tipo di considerazione utile agli addetti ai lavori né al cittadino che eventualmente voglia farsi un’idea dell’argomento. Anche le conclusioni sono identiche. Persino il focus su Rimini non è altro che una sorta di rassegna stampa delle operazioni portate avanti.
In una delle venti righe “new entry” del report 2015 viene definito “significativo che il 23 maggio sia diventata la giornata della legalità nazionale”. La Fondazione però non sa che è stato grazie ad un’Istanza d’arengo che la “Giornata della legalità” è stata introdotta. E che la stessa istanza chiedeva anche l’introduzione in ambito scolastico di percorsi didattici di educazione alla legalità, dell’insegnamento di educazione alla cittadinanza. E non sa che il Segretario alla Cultura Morganti e persino il Presidente della Commissione Antimafia Guerrino Zanotti indicarono di votare NO a quell’istanza (volevano solo fissare una data per la giornata della legalità senza prendere impegni relativi ai percorsi scolastici). Anche queste sono considerazioni significative, o no?
E pensare che giusto un paio di anni fa il Presidente della Fondazione (e curatore dei report), Salvatore Calleri , aveva sottolineato come l’elaborazione del Report necessitasse di un accurato lavoro di analisi “…perché la lotta alla mafia è una cosa seria e non va affrontata in modo superficiale”.
Insomma, a nostro avviso la Fondazione Caponnetto sta rendendo un pessimo servizio alla realtà sammarinese e ai sammarinesi che, attraverso le tasse, contribuiscono a pagare i suoi report copia-incollati. Non solo, proprio a questa Fondazione il nostro governo ha permesso di appropriarsi del “monopolio dell’antimafia” grazie ai cospicui finanziamenti accordati negli anni (circa 200.000,00 euro dal 2007) a fronte di risultati inesistenti. Un insulto per coloro che di antimafia a San Marino si occupano da anni, in maniera volontaristica, pur non essendo sammarinesi.
Un pessimo servizio, spiace dirlo, anche alla memoria di Antonino Caponnetto che all’antimafia ha dedicato la sua vita.
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