Dalla lettura degli atti d’indagine possiamo evincere che c’era in atto un progetto cinico, perverso e assolutamente destabilizzante, portato avanti con lucida determinazione per diversi anni: occupare la Repubblica di San Marino per derubarla fino all’ultimo centesimo. E siccome uno Stato lo si occupa con gli eserciti o mettendolo sul lastrico, “la cricca” aveva pensato bene di infiltrarsi nella politica e nelle Istituzioni, per poi svuotarne le casse. In questo modo gli uomini che il tribunale indica come vicini a Grandoni, sodale di Confuorti, si sono piazzati progressivamente nelle Istituzioni a partire da Banca Centrale arrivando al Governo, che ha avuto la sua massima espressione con l’insediamento di Adesso.sm. Nel frattempo, Daniele Guidi si occupava degli affari di Banca CIS e il giudice Buriani assicurava tutte le coperture di tipo giudiziario, come si legge dai rinvii a giudizio del Tribunale di questi giorni. Difficile dimenticare gli interventi di Simone Celli, che con un colpo di mano azzerò il CdA di Cassa di Risparmio a un mese dalla sua scadenza per insediare il famoso CdA montepaschiano, ben istruito da Francesco Confuorti, sulla redazione e conseguente approvazione del bilancio farlocco in perdita per oltre mezzo miliardo. Con tutte le sue conseguenze: una banca piena di debiti che diventano debiti di Stato; gli NPL (s)venduti con procedure avventate, che non hanno portato un vero ristoro alle casse pubbliche. Difficile dimenticare i “decreti morte” (n.78,79,80), suggeriti da ambienti lussemburghesi ed emanati dal Governo una domenica sera nel luglio del 2017, che trasformavano i crediti di imposta delle banche in titoli di debito pubblico, artificio contabile che grazie ad Adesso.sm prende vita e diventa un vero e proprio debito pubblico sulle spalle dei cittadini ed un credito che la banca vanta nei confronti dello Stato pari a 74 milioni di euro. Difficile dimenticare l’operazione su Banca di San Marino, anche in questo caso per svuotarla e unificarla a Cassa di Risparmio, il tutto sventato dal coraggio di alcuni dipendenti e amministratori. Difficile dimenticare la denuncia contro Elena Tonnini (ancora in essere) per aver contribuito a smascherare, insieme al Movimento, il disegno di Confuorti e di Grandoni ed ancora più difficile dimenticare la risposta del Governo di allora, che negò con mille stratagemmi e sotterfugi il patrocinio dello Stato ad un Consigliere che aveva difeso lo Stato e le sue Istituzioni. Va anche detto che forse non tutti gli esponenti di quella maggioranza avevano capito quanto stesse succedendo e le responsabilità che stavano cadendo in capo al Governo. C’erano i decisori, che occupavano i ruoli apicali, le commissioni, gli organismi di controllo e di consulenza e al loro fianco quelli che probabilmente non avevano accesso alle informazioni e che votavano semplicemente per disciplina di partito. Sta di fatto che il governo Adesso.sm è stato fatto cadere solo quando i buoi ormai erano usciti dalla stalla. Ma i guasti sono rimasti in eredità al Paese e alla nuova legislatura, durante la quale le battaglie più forti sono sempre state contro quelli che non hanno mai smesso di difendere Grandoni, Guidi e Buriani. RETE non ha mai smesso, e mai smetterà di fare le sue battaglie contro il malaffare, né di prendersi a cuore gli interessi del Paese.
Movimento RETE