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Fondo Assegni Famigliari: è prioritario estendere la contribuzione a tutte le attività economiche

Ad eccezione degli artigiani, tutti gli altri lavoratori indipendenti, a oggi circa 1.200 soggetti, non pagano l’aliquota; è una questione di giustizia sociale.

28 nov 2024
Fondo Assegni Famigliari: è prioritario estendere la contribuzione a tutte le attività economiche

Nella seconda parte dibattito del 14 novembre scorso, dedicata all'ICEE, prima di entrare nel merito dei dati relativi ai singoli interventi pubblici oggi riconosciuti in base al reddito o indistintamente, il Segretario CSdL Enzo Merlini ha ricostruito l'andamento della Cassa di Compensazione, nella quale confluiscono gli attivi dei Fondi assegni familiari, malattia e ammortizzatori sociali; al contrario, se questi fondi vanno in passivo, le perdite vengono coperte attraverso un prelievo dalla stessa Cassa. Questi Fondi sono finanziati esclusivamente dai lavoratori e dai datori di lavoro e non dal Bilancio dello Stato, se non in minima parte per gli ammortizzatori sociali. Al 31 dicembre 2011, la Cassa di Compensazione dei lavoratori dipendenti disponeva della somma di 67,8 milioni. Dal 2012 al 2020, attraverso le leggi finanziarie, i Governi che si sono succeduti hanno prelevato circa 42 milioni per il finanziamento del settore socio-sanitario, che è di competenza del bilancio dello Stato; a fine 2020 erano rimasti solo 6,5 milioni. Nei successivi tre anni, anche per effetto della riduzione del ricorso alla CIG e dei licenziamenti, sono stati accantonati altri 20 milioni, costituiti in gran parte dagli attivi del Fondo Assegni familiari. Questo ultimo Fondo dispone dunque di risorse importanti; vi è quindi ampio spazio per realizzare una revisione mirata e più equa degli interventi. Occorrerà comunque monitorare gli effetti che produrranno i recenti miglioramenti che il sindacato ha ottenuto, in termini di aumento degli assegni familiari universali e di ampliamento delle fasce di reddito per quelli integrativi. Inoltre, dal 2024 le entrate diminuiranno, per effetto della riduzione dell’aliquota a carico dei datori di lavoro prevista dalla riforma previdenziale. Tale aliquota è stata trasferita al fondo pensioni. Il finanziamento dei fondi pensione è un tema su cui occorrerà tornare, vista la prospettiva ravvicinata di un aumento del disavanzo. Occorre altresì avere contezza degli spazi di manovra che avrà il Fondo Assegni Familiari, al fine di calibrare gli interventi nella quantità e nelle modalità. In proposito, a nostro avviso la priorità deve essere l’estensione del contributo a tutte le attività economiche. Infatti, ad eccezione degli artigiani, che saranno esclusi a loro volta dal 2029, tutti gli altri lavoratori indipendenti non pagano l’aliquota; si tratta, attualmente, di circa 1.200 soggetti. È una questione di giustizia sociale: se uno solo dei genitori è un lavoratore dipendente e l’altro è un lavoratore autonomo, gli assegni familiari per i figli vengono infatti corrisposti in egual misura, pur in presenza di contributi parziali. Nel 2023, le uscite per gli assegni familiari sono state pari a circa 6,7 milioni di euro; di questi, meno di mezzo milione è stato destinato per l'erogazione degli assegni integrativi, a favore delle famiglie con redditi più bassi. Il 93% delle risorse, dunque, è stato erogato a tutti, a prescindere dalle condizioni reddituali e patrimoniali. È una evidente sproporzione, che pesa particolarmente in un periodo nel quale vi sono sempre più famiglie con figli che faticano ad arrivare a fine mese. In merito al capitolo relativo al diritto allo studio, finanziato interamente dal bilancio dello Stato, valgono più o meno le medesime considerazioni. Solo l’assegno di studio viene erogato in misura variabile in funzione del reddito familiare, mentre il rimborso delle spese per i testi scolastici e per il trasporto degli studenti fuori territorio è rivolto a tutti indistintamente. Sul totale di 2,4 milioni percepiti dalle famiglie, l’assegno di studio incide per il 43,5%. Occorre tenere conto che gli attuali interventi calibrati in base al solo parametro reddituale sono iniqui. Come abbiamo ampiamente dimostrato con lo studio pubblicato integralmente a settembre scorso, i redditi dichiarati da gran parte delle società e dei lavoratori indipendenti sono inverosimili, tanto sono bassi. Ciò significa che, rispetto agli interventi sopra descritti e a quelli che illustreremo nei prossimi giorni, ci sono famiglie di lavoratori dipendenti e pensionati che ne sono esclusi, mentre gli elusori fiscali potrebbero beneficiarne. Per questi motivi, riteniamo che la madre di tutte le battaglie sia il perfezionamento dell’ICEE e non il suo affossamento, come invece traspare da alcune dichiarazioni.

cs CSdL






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