Sin dal referendum del 2013 la posizione di RETE è stata chiara: il percorso di avvicinamento di San Marino all’Unione Europea deve avvenire nell’ambito di un accordo quadro, che consenta al nostro paese di ritagliarsi degli ambiti di salvaguardia, trovando un punto di equilibrio tra la necessità di preservare le nostre peculiarità di piccolo Stato e gli impegni che tale percorso richiede. Per questo la strada intrapresa dal nostro Paese, da ben tre governi fin dal 2015, è quella che noi auspicavamo. Oggi a due mesi dalla possibile firma, sappiamo quali sono i termini e gli ambiti del trattato ma non è dato sapere quali siano le condizioni contenute nei vari dossier, quali siano le opportunità e gli impegni (economici, normativi, di trasparenza) per il Paese. Sulla libertà di circolazione delle persone, il Segretario agli Esteri ha comunicato che si sta trattando per una clausola di salvaguardia che contingenti a 80 i nuovi residenti: una cifra il linea a quella concessa ad altri piccoli Stati come il Liechtenstein ed in linea con le 230 residenze che annualmente San Marino già concede. In merito alle libertà di circolazione per merci e servizi, molti aspetti restano da chiarire in quanto se indubbiamente l’accesso al mercato unico Europeo darà nuove opportunità per i nostri cittadini e le nostre aziende, restano nebulose le condizioni operative e di reciprocità sui concorsi e gli appalti pubblici. Sarà importante per noi definire se si potranno mantenere i monopoli esistenti, in primo luogo quello di AASS sui servizi di acqua, luce e gas che, a nostro avviso, devono rimanere pubblici. Sulla libera circolazione dei capitali, e in particolare sul dossier dei servizi finanziari e bancari, sappiamo che è stato oggetto di trattativa solo da poche settimane. Il nostro auspicio è che le banche sammarinesi possano operare reciprocamente a quelle estere e adeguarsi agli standard europei senza creare turbative al nostro sistema. È urgente quindi che si faccia chiarezza sul testo dell’accordo, non solo a livello politico ma soprattutto a beneficio della popolazione. Tutto ciò che non si conosce genera esitazioni, incertezza e diffidenza. Per questo è assolutamente necessario avviare un percorso di informazione collettivo e partecipativo, per essere parte del cambiamento e non subirlo. La firma dell’accordo di associazione è stata dichiarata l’obiettivo principale del Governo e dalla maggioranza che rimane: ci preoccupa il fatto che chi ha il potere contrattuale oggi, pur di chiudere il negoziato con l’UE, accetti qualsiasi tipo di condizione. Ci preoccupa che prevalga la logica della partigianeria rispetto ad una valutazione pragmatica sui contenuti e, dati alla mano, di cosa sia meglio per la collettività. In un momento in cui servirebbe la buona politica, quella lungimirante capace di guardare al futuro, lo sguardo del Governo pare arrivi al massimo alla prossima campagna elettorale. L’Accordo quadro di Associazione con l’Unione Europea è un treno da non perdere, ma se si continua tergiversare nella comunicazione, il rischio è di rimanerne travolti.
Movimento RETE