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Rete sull'Assemblea Generale dei Paesi del Mediterraneo

8 giu 2021
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Si è conclusa l'Assemblea Generale dei Paesi del Mediterraneo. Un appuntamento molto importante e ricco di contenuti a partire dalle strategie per uscire dalla crisi pandemica. La ripresa economica, per i paesi del Mediterraneo, si basa molto sul turismo e sulle piccole e medie imprese. Di qui la necessità, come primo impegno, di agire per risolvere i problemi strutturali, per ridurre le disuguaglianze che hanno colpito le società e per garantire a tutti i Paesi un equo accesso ai vaccini. Su questo fattore concordiamo con la proposta del nuovo presidente Gennaro Migliore, a cui vanno le nostre più vive congratulazioni per l’importante incarico, di sospendere le licenze per la produzione dei vaccini assicurarne la disponibilità anche ai Paesi meno ricchi. Il dibattito ha fatto emergere i cambiamenti in atto e l’aumento delle difficoltà sociali alle quali ogni Paese è tenuto a rispondere di fronte allo sconvolgimento mondiale provocato dalla pandemia. Ha altresì evidenziato che il supporto ai diritti umani e la lotta al terrorismo devono essere un obiettivo comune perché solo grazie al dialogo e alla comprensione delle ragioni degli uni e degli altri si può dare una positiva risposta. Il dialogo per la PAM è lo strumento essenziale. Ecco perché nel Bureau, da sempre, sono presenti un vicepresidente israeliano e un vicepresidente palestinese. Sul piano delle azioni per contrastare la violenza domestica durante il covid diversi sono stati i Paesi premiati -tra cui San Marino- per aver erogato aiuti concreti in un momento molto difficile come quello del lockdown. Il rapporto molto esaustivo della collega francese ha fatto emergere che con il covid la violenza è aumentata e che la maggior parte dei casi di violenza domestica è sottostimata. Infatti, meno del 40 % delle donne cerca aiuto o denuncia. Immigrazione, povertà e disoccupazione aumentano la vulnerabilità delle donne. La disuguaglianza di genere è strutturata: nelle istituzioni e sul lavoro con discriminazione occupazionale e salariale. Tutto questo ha un costo per l’economia globale stimato in circa 1,5 trilioni di dollari annui. Gli Stati sono quindi chiamati a migliorare i programmi e i servizi pubblici per le vittime e a compensare il costo dei servizi legali, fisici e mentali. Massima attenzione è stata posta anche a livello di ambiente individuando l’emergenza climatica come risposta qualificante per la ripresa economica. La transizione ecologica non è più rinviabile, e diventata un tema esistenziale.

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