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Rimini, 9/05/2023. Un anno dopo l'Adunata degli Alpini

9 mag 2023
Rimini, 9/05/2023. Un anno dopo l'Adunata degli Alpini

A distanza di un anno dall'Adunata degli Alpini a Rimini e a pochi giorni da quella di Udine, sulla stampa si torna a parlare (purtroppo ancora in maniera errata) delle violenze sessuali e delle molestie occorse ai danni di giovani donne e soggettività lgbtq+ e razzializzate, che come Autodifesa Transfemminista (Non Una di Meno Rimini, Casa Madiba Network e Pride Off) abbiamo raccolto e denunciato pubblicamente anche tramite la costruzione di un archivio della memoria visionabile all'indirizzo oltreladunata.it, nonché tramite l'azione di sostegno legale che ha portato a una decina di denunce le cui indagini sono ancora in corso. L'occasione ghiotta per la stampa è fornita da un messaggio che da qualche giorno circola nelle chat dei frequentatori dell'Adunata, ripreso dall'articolo de Il Gazzettino di sabato 6 Maggio e riportato l'8 Maggio anche dalla redazione di RiminiToday con il titolo . Articoli al limite della deontologia professionale e che a nostro avviso presentano diverse gravi criticità. Il giornalista de Il Gazzettino e la redazione di RiminiToday infatti omettono che per i fatti di Rimini ci siano indagini pendenti molte delle quali con codice rosso, quindi l'infondatezza delle accuse è una notizia falsa fornita dal giornalista, che rivittimizza tutte le donne, sia quelle che hanno raccontato sia quelle che hanno denunciato alle autorità le violenze subìte a Rimini. Ricordiamo che la scadenza dei termini per denunciare una violenza sessuale è di un anno e che è compito di ogni giornalista informarsi prima di diffondere notizie errate. D'altronde è proprio a causa di questi ripetuti comportamenti da parte della stampa se si è creato un clima poco sereno, che ha impedito a molte persone di denunciare alle autorità quanto subìto. Leggendo da diverse fonti che le accuse fossero tutte cadute (fatto peraltro falso) e le illazioni nei confronti delle femministe bugiarde, si è creato un clima di terrore in cui parlare è molto difficile. Diversamente da quanto accaduto nei giorni del raduno a Rimini, quando centinaia di persone ci hanno accordato la loro fiducia descrivendo quanto stava avvenendo in città ai danni di sé stessə o di compagne, amiche, figlie, colleghe, madri, sorelle. Per quanto riguarda le denunce per diffamazione, il giornalista de Il Gazzettino così come RiminiToday che copia l'articolo, lasciano credere che queste siano piovute a frotte sulle teste delle attiviste di Non Una di Meno, ma anche questo è falso e una testata giornalistica non dovrebbe diffondere illazioni simili. Non ci sarebbero peraltro motivi per denunciarci di diffamazione, non abbiamo mai detto o scritto alcunché di impugnabile in questo senso. Se queste chat di cui si parla nell’articolo esistono a noi interessa poco, perché sono visibilmente ridicole. Ci chiediamo però che tipo di formazione abbiano fatto gli Alpini nel loro tanto sbandierato progetto contro la violenza sulle donne, se si rivelano “turbati” dalle testimonianze da noi raccolte e dai comunicati diramati. Ci chiediamo se l’Associazione Nazionale Alpini si prenda mai delle responsabilità, dato che le violenze erano “colpa di infiltrati che hanno comprato un cappello da alpino” o semplici “goliardate”, e queste chat solo “messaggi che gli alpini si scambiano tra di loro”, ma nulla di ufficiale. Ci chiediamo se il mondo vada davvero alla rovescia, laddove siano degli uomini maturi a dover stare attenti a pericolosissime vedove nere ammaliatrici e non le sedicenni a doversi guardare da sessantenni che dicono loro sconcezze. Chiediamo pertanto al Presidente dell'ANA di prendere posizione circa il contenuto di questi articoli e dei messaggi diffusi che vanno in direzione totalmente contraria alle sue ultime dichiarazioni, facendo supporre che il corpo degli Alpini considera strumentali le dichiarazioni delle donne sui fatti di Rimini e non espressione di un fenomeno reale, quello delle molestie sessuali, che può facilmente occorrere in manifestazioni frequentate da migliaia di uomini, dove circolano fiumi di alcol e le misure per la sicurezza pubblica sono mancanti e perlopiù delegate al servizio d'ordine degli alpini stessi. La nostra (vana) speranza è che per quest'anno, a Udine, si sia pensato a un piano per la safety e security che tenga conto anche delle questioni di genere, con una formazione specifica per gli addetti alla sicurezza. Misure e attenzioni che andrebbero adottate per ogni grande evento. Per il resto, siamo sicure che i collettivi femministi e le associazioni del territorio sapranno mettere in campo tutti gli strumenti a loro disposizione per aiutare chi dovesse rivolgersi a loro perché vittima di un episodio di violenza o di molestia sessuale, nonché per ritagliarsi degli spazi sicuri in città affinché una socialità libera dal machismo e basata sul consenso non venga meno nei giorni dell’Adunata. SORELLA IO TI CREDO!

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