Con il blocco degli scrutini, i docenti della Scuola Media e della Scuola Superiore hanno deciso di proseguire la mobilitazione che li ha visti coinvolti sin dall'inizio di questo anno scolastico. Una scelta motivata dalla volontà di ribadire con forza il proprio dissenso nei confronti del “Decreto scuola” (DD 121/2018), ed in particolare del contenuto dell'articolo 4, nel quale si afferma che gli insegnanti di questo ordine scolastico devono completare il loro orario di servizio in quanto le lezioni, attualmente, hanno una durata inferiore ai sessanta minuti. Precisiamo innanzitutto che tale formulazione dell’orario scolastico, come dichiara lo stesso decreto, non dipende in alcun modo dalla volontà del corpo docente, ma è conseguenza di decisioni prese altrove, che tengono conto principalmente dell'organizzazione dei trasporti per gli studenti e del risparmio sui loro costi. Non riteniamo quindi di essere in “debito” nei confronti della Pubblica amministrazione. In primo luogo, perché nessuno di noi si dispiacerebbe se il tempo a disposizione per le singole lezioni fosse maggiore e, in secondo luogo, perché sappiamo di avere da sempre offerto alla scuola un’ampia gamma di servizi utili al potenziamento dell'offerta formativa, impiegando tempo e risorse ben oltre il nostro orario di servizio, senza quantificarli in ore e minuti. Il comma 2 dell’articolo 4 spiega, inoltre, che questa è una fase transitoria, perché il legislatore intende portare tutte le ore scolastiche a una durata di almeno 55 minuti. Non sarebbe un problema per noi, ma solo se ci fosse garantito che tale riorganizzazione non comporterebbe né tagli del personale, né riduzioni dell’offerta formativa. In caso contrario, si starebbe realizzando una riforma strisciante della scuola, senza che si capisca in quale direzione. Sappiamo che la scuola ha enormi necessità, e in questi anni abbiamo cercato di impegnarci al massimo per sopperire ai tagli che via vie le venivano inferti. Sentiamo anche il bisogno di riflessioni e progettualità, ma non possiamo accettare una riforma che parta dal computo dei minuti. E’ lesivo della nostra dignità di insegnanti e non può produrre nulla di buono. A difesa della scuola pubblica e del diritto all’istruzione degli studenti, quelli presenti e quelli futuri, ci mobilitiamo quindi per chiedere la riscrittura del decreto e la cancellazione del presunto debito che ingiustamente ci si attribuisce. In particolare chiediamo la sospensione della richiesta di applicazione dell'articolo 4 e la revisione sostanziale del suo contenuto, in modo tale che qualsiasi riformulazione del tempo-scuola non comporti tagli di spesa sulla scuola pubblica. Tagli che si vorrebbero legittimare con il ricorso a una perversa logica del debito sotto i cui colpi rischiano oggi di cadere tutte le istituzioni che garantiscono i servizi e i diritti sociali. Un gruppo di insegnanti della Scuola Secondaria Superiore.
Comunicato stampa
gruppo di insegnanti della Scuola Secondaria Superiore di San Marino
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