“Nascondere le vere cause della crisi di Governo dietro presunti scarsi risultati di alcuni Segretari di Stato è inaccettabile; le ricette del liberismo totale non mi convincono; la PA non è una palla al piede per il paese”
La fine di ogni legislatura coincide con l’occasione per fare l’elenco delle cose fatte durante il proprio mandato governativo. Qualcuno in passato ha dedicato addirittura risorse collettive per confezionare pubblicazioni utili a questo scopo. E’ la più evidente dimostrazione di quanto sia scarsa la considerazione, che hanno alcuni politici dei propri concittadini. Farlo, poi, accompagnando a questo le critiche ai colleghi di governo, con i quali si è condiviso il lavoro di tre anni e ai quali si contesta la responsabilità della crisi di governo perché convinti si sarebbe potuto fare ancora tanto, risulta stucchevole. Se la legislatura è finita anzitempo, comunque la si pensi, è segno che la maggioranza e il governo non potevano più contare sulla coesione necessaria per affrontare e portare a compimento le riforme strutturali e gli interventi gravosi di cui ha assoluta necessità la nostra Repubblica. Ciò non significa, come vorrebbero far credere le attuali opposizioni compresi quei partiti che hanno avuto responsabilità di governo nel recente passato, che il governo non abbia fatto nulla o abbia commesso solo errori e sia l’unica causa delle difficoltà che ci affliggono. La verità è che si sono affrontati problemi enormi, parlando in particolare del sistema bancario, con un metodo, nella prima parte della legislatura, che è risultato non adatto anche per il supporto di persone sbagliate. Nella seconda parte della legislatura alcuni passaggi cruciali di estrema complessità si sono ripresentati. Il nostro approccio è stato completamente diverso. Ne è conseguito che i risultati, per quanto impegnativi per il bilancio pubblico, hanno avuto un apprezzamento da parte di una larga parte della politica e delle forze sociali. Inoltre ritengo che questa sia la prova che molto spesso la metodologia e l’atteggiamento di un governo siano importanti quasi quanto le proposte e le soluzioni. Nel dibattito di questa campagna elettorale e dalle esternazioni dell’attivissimo Segretario di Stato Zafferani c’è la possibilità di apprendere le migliori soluzioni ai problemi che affliggono il Paese e in particolare la nostra Pubblica Amministrazione. A volte accade anche che si evidenzino problemi in realtà già risolti in tutto o in parte per poter comunque fornire le proprie mirabolanti soluzioni. Non è mia intenzione, come detto, illustrare l’attività della Segreteria di Stato con delega alla Funzione Pubblica, che ho guidato in questi circa tre anni, perché so bene che a fronte di diversi obbiettivi raggiunti altre problematiche attendono una soluzione. Semplicemente intendo per dare una rappresentazione della macchina pubblica che, spesso per convenienza politica, si descrive come “la palla al piede” dello sviluppo economico del Paese. Nessuna intenzione di fornire un’immagine idilliaca del settore pubblico, ma quanto meno rendere giustizia dei passi in avanti fatti, spesso in maniera autonoma pur con la guida e la “governance” che la politica deve fornire verso il rinnovamento. Come, oltre due decenni fa, Bill Gates indicava nel suo saggio “La strada che porta a domani”, la Via Digitale è l’arma vincente verso l’efficacia e l’efficienza della mission della P.A. Perché allora non rimarcare che da quest’anno è già entrata in funzione la firma digitale e il Servizio di Raccomandata Elettronica, che sono stati implementati numerosi servizi on line? Perché si vuole ignorare che nel corso del 2019 è stato assegnato l’appalto per la nuova piattaforma digitale per la smaterializzazione della documentazione di tutto il settore pubblico allargato? Ciò significa che finalmente, una volta implementata, tutti i servizi pubblici potranno scambiarsi la documentazione senza fare girare carta, cosa che già oggi avviene nella sola P.A e si è ricercata una soluzione economicamente sostenibile quando “consulenti” che operano nel privato avevano proposto prodotti assai più costosi. Forse perché questo renderebbe meno interessanti le “altre” miracolose soluzioni proposte? Perché nel dibattito pubblico, non si evidenzia che, per evitare ulteriore precariato e utilizzare pratiche trasparenti di assunzione, sono stati emessi 75 fra bandi di concorso pubblici, interni e di selezione, per l’assunzione di personale qualificato, indispensabile per le nuove sfide della P.A., ricordando magari che, nonostante ciò, nella Pubblica Amministrazione si è passati da una media di lavoratori nel 2016 di 2.206 ad una media per i primi dieci mesi dell’anno 2019 di 2.110 con un calo di circa il 4,35%? E’ innegabile restino ancora da risolvere questioni di peso nella gestione della P.A.: la responsabilizzazione della Dirigenza, la semplificazione della struttura del Settore Pubblico Allargato, il rinnovo del contratto di lavoro e della struttura retributiva dei pubblici dipendenti argomenti di indubbia competenza del tavolo contrattuale. Certamente un tavolo contrattuale non può avere come base di partenza due visioni manichee opposte come quelle che vedono su un versante i sostenitori della teoria che l’Amministrazione Pubblica è inefficiente e “fastidiosa” e sull’altro chi afferma che nella contrattualità e nell’organizzazione della PA tutto o quasi sia inamovibile per non creare disagio a chi vi opera.
Comunicato stampa
Il Segretario di Stato Guerrino Zanotti