Oltre 60 imprenditori hanno partecipato all’incontro “Adattarsi o scomparire. La trasformazione digitale dell’azienda”, promosso da Banca CIS in collaborazione con The European House Ambrosetti al Grand Hotel San Marino.
Parola d’ordine: innovazione. Chi non percepisce questa tensione diffusa che chiede un costante cambiamento, rischia grosso. Non esistono più rendite di posizione, in ogni angolo del Paese e del mondo può esserci chi è in grado di introdurre un nuovo sistema di competenze e ribaltare ogni gerarchia nella competizione.
Lo ha detto chiaramente Alessandro De Biasio del Team Ambrosetti: “Mentre si è convinti di gestire un’azienda che va bene, che non ha problemi, può capitare l’irruzione di una forza esterna che sovverte tutto. Bisogna farsi trovare pronti, anzi, proprio mentre le cose vanno bene bisogna investire in nuove competenze e riconfigurare nuovi modelli di business. Senza tener conto dell’impatto delle tecnologie su ogni business, che prima o poi sarà rivoluzionato da macchine che si sostituiranno all’uomo”.
Quindi, che fare? Il Prof. Alfonso Fuggetta che insegna informatica al Politecnico di Milano ha indicato tre direzioni sul da farsi. “Innanzitutto, va riscoperta la catena del valore dei dati, che si combina con l’adeguamento del prodotto dell’azienda. Oggi è possibile ricavarli, elaborarli e convertirli in elementi fondamentali della strategia di sviluppo. La prospettiva è un salto di qualità, quello che prevede di ricavare informazioni, che sono una evoluzione del dato. Poi è importante connettere ecosistemi digitali e far dialogare, con gli strumenti oggi disponibili, attività che diventano valore aggiunto per il cliente. Infine, ma forse sarebbe meglio porla come precondizione, serve una cultura digitale. L’imprenditore ha la responsabilità di questa decisione, non deve favorirla solo dietro finanziamenti ma sostenerla direttamente, perché è il fondamento di ogni innovazione”.
Sul tema della formazione ha insistito Daniele Vacchi (Direttore Corporate Communications di IMA SpA e Segretario Generale dell’associazione Emilia-Romagna Advanced Mechanics and Industrial Automation Technology). “È evidente che il grande tema dirimente sia la conoscenza. È un valore da importare nelle aziende. Va però aggiustato il percorso formativo condotto attualmente. Scuole superiori e università hanno difficoltà nel preparare figure pronte ad entrare nel mondo del lavoro. Qualche riforma ha tentato di sistemate le cose, ma gli esiti non sono stati positivi. Bisogna agire sul modello formativo e plaudo alla novità recentemente inserita di favorire una convivenza spinta fra studenti e impresa. Serve una relazione forte fra queste figure, che ha una potenzialità ancora ignota. Integrare studio ed esperienza nell’impresa è fondamentale a mio parere. Vanno in questa direzione le ‘academy’. Sono convinto di un concetto: se sto imparando, sto lavorando”.
Al convegno è intervenuto anche Andrea Zafferani, Segretario di Stato per l’Industria, l’Artigianato, il Commercio, il Lavoro, la Cooperazione e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino.
“Sono convinto che una buona politica sia poco invadente, credo che l’impresa debba avere il suo protagonismo e vada lasciata libera di competere sul mercato senza sentire il fiato sul collo della politica, che deve limitarsi a fornire strumenti e opportunità. Abbiamo informazioni di valore grazie all’indagine dell’Associazione degli industriali, secondo la quale chi investe in innovazione cresce di più delle altre. Il nostro Paese ha un tessuto industriale robusto, che contribuisce per il 32% del Pil. Sappiamo tutti che tre filoni sono al momento un riferimento: blockchain, 5G e intelligenza artificiale. Abbiamo intenzione di creare le condizioni perché le aziende sammarinesi possano percorrere più velocemente di altre questo percorso. Colgo la sfida della formazione: a San Marino e non solo c’è carenza di figure strategiche che accendano innovazione. Vogliamo accompagnare con politiche formative questo processo perché si percepisce chiaramente una domanda senza risposta che proviene dalle imprese. Andremo nelle scuole superiori a raccontare cosa chiede il mondo del lavoro, faremo ogni sforzo per garantire opportunità”.
Ampiamente soddisfatta Banca CIS, per un pomeriggio di confronto franco e concreto, a cura di prestigiosi relatori che hanno messo a disposizione del pubblico di imprenditori le suggestioni più efficaci.
“È chiaro che dentro a questo percorso di innovazione sono pienamente coinvolte anche le banche – ha detto Pier Paolo Fabbri, Vicepresidente di Banca CIS – chiamate a un sostegno alle imprese che si traduca in nuovi modelli di assistenza e a un’organizzazione sempre più capace di leggere le traiettorie di sviluppo degli imprenditori. Noi stiamo correndo in questa direzione, con fondi a disposizione dell’innovazione e anche con appuntamenti come quello di oggi, durante il quale abbiamo avuto tutti la percezione di un cambiamento radicale in corso, davanti al quale stare fermi significherà scomparire”.
Cs Banca Cis
Parola d’ordine: innovazione. Chi non percepisce questa tensione diffusa che chiede un costante cambiamento, rischia grosso. Non esistono più rendite di posizione, in ogni angolo del Paese e del mondo può esserci chi è in grado di introdurre un nuovo sistema di competenze e ribaltare ogni gerarchia nella competizione.
Lo ha detto chiaramente Alessandro De Biasio del Team Ambrosetti: “Mentre si è convinti di gestire un’azienda che va bene, che non ha problemi, può capitare l’irruzione di una forza esterna che sovverte tutto. Bisogna farsi trovare pronti, anzi, proprio mentre le cose vanno bene bisogna investire in nuove competenze e riconfigurare nuovi modelli di business. Senza tener conto dell’impatto delle tecnologie su ogni business, che prima o poi sarà rivoluzionato da macchine che si sostituiranno all’uomo”.
Quindi, che fare? Il Prof. Alfonso Fuggetta che insegna informatica al Politecnico di Milano ha indicato tre direzioni sul da farsi. “Innanzitutto, va riscoperta la catena del valore dei dati, che si combina con l’adeguamento del prodotto dell’azienda. Oggi è possibile ricavarli, elaborarli e convertirli in elementi fondamentali della strategia di sviluppo. La prospettiva è un salto di qualità, quello che prevede di ricavare informazioni, che sono una evoluzione del dato. Poi è importante connettere ecosistemi digitali e far dialogare, con gli strumenti oggi disponibili, attività che diventano valore aggiunto per il cliente. Infine, ma forse sarebbe meglio porla come precondizione, serve una cultura digitale. L’imprenditore ha la responsabilità di questa decisione, non deve favorirla solo dietro finanziamenti ma sostenerla direttamente, perché è il fondamento di ogni innovazione”.
Sul tema della formazione ha insistito Daniele Vacchi (Direttore Corporate Communications di IMA SpA e Segretario Generale dell’associazione Emilia-Romagna Advanced Mechanics and Industrial Automation Technology). “È evidente che il grande tema dirimente sia la conoscenza. È un valore da importare nelle aziende. Va però aggiustato il percorso formativo condotto attualmente. Scuole superiori e università hanno difficoltà nel preparare figure pronte ad entrare nel mondo del lavoro. Qualche riforma ha tentato di sistemate le cose, ma gli esiti non sono stati positivi. Bisogna agire sul modello formativo e plaudo alla novità recentemente inserita di favorire una convivenza spinta fra studenti e impresa. Serve una relazione forte fra queste figure, che ha una potenzialità ancora ignota. Integrare studio ed esperienza nell’impresa è fondamentale a mio parere. Vanno in questa direzione le ‘academy’. Sono convinto di un concetto: se sto imparando, sto lavorando”.
Al convegno è intervenuto anche Andrea Zafferani, Segretario di Stato per l’Industria, l’Artigianato, il Commercio, il Lavoro, la Cooperazione e le Telecomunicazioni della Repubblica di San Marino.
“Sono convinto che una buona politica sia poco invadente, credo che l’impresa debba avere il suo protagonismo e vada lasciata libera di competere sul mercato senza sentire il fiato sul collo della politica, che deve limitarsi a fornire strumenti e opportunità. Abbiamo informazioni di valore grazie all’indagine dell’Associazione degli industriali, secondo la quale chi investe in innovazione cresce di più delle altre. Il nostro Paese ha un tessuto industriale robusto, che contribuisce per il 32% del Pil. Sappiamo tutti che tre filoni sono al momento un riferimento: blockchain, 5G e intelligenza artificiale. Abbiamo intenzione di creare le condizioni perché le aziende sammarinesi possano percorrere più velocemente di altre questo percorso. Colgo la sfida della formazione: a San Marino e non solo c’è carenza di figure strategiche che accendano innovazione. Vogliamo accompagnare con politiche formative questo processo perché si percepisce chiaramente una domanda senza risposta che proviene dalle imprese. Andremo nelle scuole superiori a raccontare cosa chiede il mondo del lavoro, faremo ogni sforzo per garantire opportunità”.
Ampiamente soddisfatta Banca CIS, per un pomeriggio di confronto franco e concreto, a cura di prestigiosi relatori che hanno messo a disposizione del pubblico di imprenditori le suggestioni più efficaci.
“È chiaro che dentro a questo percorso di innovazione sono pienamente coinvolte anche le banche – ha detto Pier Paolo Fabbri, Vicepresidente di Banca CIS – chiamate a un sostegno alle imprese che si traduca in nuovi modelli di assistenza e a un’organizzazione sempre più capace di leggere le traiettorie di sviluppo degli imprenditori. Noi stiamo correndo in questa direzione, con fondi a disposizione dell’innovazione e anche con appuntamenti come quello di oggi, durante il quale abbiamo avuto tutti la percezione di un cambiamento radicale in corso, davanti al quale stare fermi significherà scomparire”.
Cs Banca Cis
Riproduzione riservata ©