Da una classifica de Il Sole 24Ore, la provincia di Rimini è l’ultima in regione per la qualità della vita di giovani, bambini e anziani: da giovani possiamo dire di essercene accortə. Le categorie “non produttive” sono le più svantaggiate nella nostra provincia: le rette per gli asili sono troppo alte (99esimo posto), le violenze sui minori frequenti (87esimo posto), inoltre nella macrocategoria Giovani (18-35 anni) Rimini è al 97esimo posto, l’unica nota positiva è il 16esimo posto per bar e discoteche. La categoria Anziani si ritrova al 67esimo posto nella classifica nazionale. Mancano scuole con palestre e biblioteche, gli affitti sono estremamente cari e gli studenti si ritrovano a fare i conti con aule di capienza insufficiente: eppure gli sforzi centrali delle amministrazioni locali riguardano quasi esclusivamente la fascia imprenditoriale alberghiera. Un esempio ne è il Patto Politico del Partito Democratico riminese, in cui si accenna con poche frasi al problema giovanile in Italia (ma non in provincia) e alla questione degli affitti. La mancata presa in considerazione dei giovani in questo documento è un sintomo ben più serio della mancata coscienza sul tema che coinvolge trasversalmente tutte le forze dello spettro politico: ricordiamo le parole del Consigliere leghista Fiori che ha definito le tensioni dell’ultimo anno come atti da “bambocci”, ignorando l’esistenza dell’incremento del tasso di depressione tra i giovani nell’ultimo anno. Non sentiamo sorpresa alcuna nel leggere la classifica sul Sole, la realtà la viviamo tutti i giorni. Le amministrazioni tutte dovrebbero riflettere su cosa sia meglio per i territori: una politica attenta alle esigenze della cittadinanza o un aumento del fatturato che migliorerebbe solo la classe imprenditoriale del settore alberghiero e della ristorazione? La politica deve ripartire da un ascolto attento della popolazione civile non strumentale alle circostanze elettorali, nonché dare voce a chi è meno tutelatə: non si può parlare di sostenibilità se manca l’aspetto sociale ed è per questo che le categorie sociali “non produttive” sono essenziali quanto quelle “produttive”. La mancata lungimiranza di questi ultimi decenni di politica e politici hanno circoscritto il dibattito pubblico non sulla vita delle cittadine e dei cittadini, ma su una condominiale gestione di soldi, in nome di una finta de-ideologizzazione e una fasulla realpolitik. È anche compito delle amministrazioni locali, prime istituzioni che dialogano direttamente con la cittadinanza, rendere effettivi quegli strumenti che "[rimuovono] gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana" (articolo 3 della Costituzione) ed è per questo che invitiamo la politica locale quanto nazionale ad ascoltare avidamente le necessità della popolazione e le proposte del mondo civile.
c.s. Supernova APS