In vista dell’imminente passaggio in Commissione del progetto di legge di riforma del sistema previdenziale, UDS desidera esprimere alcune considerazioni nell’auspicio che trovino ascolto. Siamo consapevoli che occorra intervenire sul sistema pensionistico per permettere anche alle nuove generazioni di accedervi, vorremmo richiamarvi però ad una maggiore attenzione verso le donne e la loro maggiore discontinuità lavorativa che si riversa poi in penalizzazioni a livello pensionistico. Se ritenete davvero che occorra sostenere la maternità, anche in questo ambito occorre essere conseguenti. Le donne hanno, a livello statistico, una minore occupabilità, una maggiore frammentazione delle loro carriere lavorative, minori avanzamenti di carriera e retribuzioni mediamente più basse degli uomini. In attesa della parità effettiva nei luoghi di lavoro, del potenziamento dei servizi socio-educativi per l’infanzia e di leggi che promuovano un avanzamento culturale e parifichino astensioni obbligatorie dal lavoro e congedi di paternità e maternità, è giusto che la legge preveda un’attenzione per donne che si trovano ora, mediamente, con pensioni dagli importi più bassi e con più difficoltà ad accedere alla pensione di anzianità. Riteniamo inadeguata la misura pensata per compensare chi, in ambito familiare, più sacrifica il proprio lavoro per esigenze di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti. Pensare che tre figli “valgano” solo 1,5 quando si va a proporre quota 103 è davvero lontano da un effettivo riconoscimento del valore sociale della maternità. Chiediamo che il part-time pensionistico, come normato dall’articolo 10, valga anche nella pubblica amministrazione; non capiamo perché questa positiva innovazione che favorisce un efficace turnover non debba valere anche per il settore pubblico dove, tra l’altro, è alta la percentuale di donne lavoratrici. La riduzione del rendimento pensionistico, a fronte di aumenti contributivi sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, è significativa. Chiaramente percorrere la strada di ritocchi progressivi in questo senso non fa che aumentare la quota di anziani che si troveranno in povertà, sappiamo che - se non si interverrà con più robusti correttivi - si tratterà prevalentemente di donne per le motivazioni già espresse.
cs UNIONE DONNE SAMMARINESI