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Upr: maggioranza chiusa a riccio, "scarsa propensione al dialogo"

2 nov 2015
Upr
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La sessione consiliare appena terminata sarà ricordata per la lunghezza del comma comunicazioni e per il dibattito sull’assestamento di bilancio in cui è stato approvato un prestito obbligazionario emesso dallo stato per 102 milioni di euro.
UPR ha scelto di non intervenire al comma comunicazioni in quanto la cronaca giudiziaria è decisamente eloquente e di fronte ai gravi problemi del Paese gli interventi auto declaratori servono a nostro avviso poco o nulla e continuano la strada intrapresa in questa legislatura.
E’ stato invece molto interessante la discussione sulla legge di assestamento del bilancio pubblico 2015. Da un lato dobbiamo riconoscere al governo di avere limitato l’intervento a soli interventi contabili evitando di usare la legge come un provvedimento omnibus in cui inserire un po’ di tutto.
Dall’altro però la scelta di inserire le norme per l’emissione obbligazionaria di 102 milioni di euro e il provvedimento su Banca Centrale non ci ha trovati concordi.
UPR ha partecipato alla discussione presentando degli emendamenti al testo proposto dal governo, emendamenti, che per ciò che riguarda il debito pubblico, intendevano trasporre in legge le indicazioni del Fondo Monetario Internazionale per la ristrutturazione del principale istituto di credito del Paese.
E’ su questo punto, come prevedibile, che la discussione si è concentrata e l’atteggiamento del governo e della maggioranza, sempre dialogante negli ultimi mesi con l’opposizione, si è chiuso a riccio.
Nessuna volontà di accogliere le proposte delle forze di opposizione che per UPR si concentravano in interventi di buon senso, soprattutto nel caso di rafforzamento patrimoniale di CARISP: rivedere la governance secondo le indicazioni FMI, sottoporre l’erogazione dei 40 milioni di euro alla banca all’approvazione del piano pluriennale di recepimento, riorganizzare l’assetto dei 3 soci Stato, Fondazione e SUMS nel capitale sociale.
Semplici richieste, che noi riteniamo di buon senso, che però hanno provocato forte nervosismo nella maggioranza e governo dimostrando come su un tema del genere ci sia scarsa propensione al dialogo e al ragionamento e anzi alle osservazioni si è risposto talvolta con aggressività o bollando come politiche le proposte dell’opposizione.

Nicola Selva coordinatore UPR:
“Mi si permetta una domanda, non sono temi politici o di interesse della politica i progetti di legge?
Non è una decisione politica emettere 102 milioni di euro di debito pubblico?
Non è infine una scelta politica se sostenere – come tutti in Consiglio Grande e Generale hanno affermato – la più grande e antica banca del Paese?
Con interessi così grandi in gioco mi sarebbe piaciuto più equilibrio, soprattutto da alcune componenti della maggioranza, in un tema del genere non ci sono buoni e cattivi come si è tentato di fare apparire fuori dall’aula e anche i tentativi di nascondere tutto magari con un dibattito notturno servono poco o nulla. C’è a mio avviso un problema di fondo, manca un piano complessivo per il rilancio del settore finanziario in forte difficoltà. Può essere molto pericoloso continuare a mettere puntelli aumentando l’esposizione del bilancio statale verso il settore finanziario senza idee sul futuro. In più devo ammettere è stato poco sensato anche la decisione di inserire un articolo per fissare il tetto dello stipendio del direttore generale di Banca Centrale a 300.000 euro, scelta unilaterale del governo sostenuta dalla maggioranza che avrà sicuramente delle conseguenze sul dialogo in corso per la definizione dei vertici di BCSM.”

Altro tema importante nei lavori sono stati gli interventi normativi per completare il progetto del polo della moda. Marco Podeschi presidente gruppo consiliare UPR:
“Il nostro gruppo consiliare ha deciso di votare favorevolmente alla permuta in quanto il governo ha mostrato in ogni fase del progetto auto sufficienza politica e numerica per mandare avanti i provvedimenti normativi e un atteggiamento di trasparenza in ogni fase istituzionale. Non riteniamo che questo sia il progetto che possa fare uscire il paese dalla crisi, ma con realismo occorre ammettere che è l’unica proposta concreta che arriva al compimento fra le tante annunciate dal governo in 3 anni di legislatura. Rimangono tutte le nostre perplessità dal punto di vista ambientale e soprattutto per l’impatto sul settore del commercio. Le norme per permettere l’investimento sono ora disponibili ora vediamo se il governo avrà la capacità di mettere in campo una serie di interventi per “mettere a sistema” il progetto. Ci sono numerosi elementi che devono essere contemplati anche rispetto alle potenzialità dei centri commerciali già esistenti e del centro storico. Questa pensiamo sia una sfida da cogliere nei prossimi 12 mesi affinché il commercio possa essere un settore sul quale costruire il rilancio economico del Paese”.

Comunicato stampa
Unione per la Repubblica

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