Due anni fa ha messo incinta sua figlia minorenne, l'ha fatta abortire e poi è scappato in Svezia. Con questa accusa è stato estradato in Italia un sudamericano 40enne, residente nel riminese fino all'estate del 2012. A metà settembre sarà sottoposto all'esame coatto del Dna per confrontarlo con quello del feto.
Dopo due anni di latitanza l'11 giugno è stato localizzato ed arrestato in Svezia. L'11 agosto l'estradizione in Italia. Ora il 40enne, di origine sudamericana, si trova in carcere a Rebibbia e il 15 settembre verrà sottoposto all'esame del Dna per la conferma definitiva delle gravi accuse che ipotizzano gli inquirenti. A fine primavera del 2012 avrebbe abusato sessualmente della figlia 13enne mettendola incinta, poi l'avrebbe fatta abortire. A far partire le indagini la segnalazione di un'assistente sociale del primo consultorio, nel riminese, dove l'uomo avrebbe accompagnato la figlia per l'interruzione di gravidanza. Ci voleva anche il consenso della madre che non c'era perchè la donna era del tutto ignara della situazione. Il sudamericano ha tentato quindi di interpellare ad un secondo consultorio riminese ma riscontrando gli stessi problemi ha pensato di rivolgersi ad una clinica privata “del cesenate”, ha precisato il dirigente della Squadra Mobile di Rimini Nicola Vitale. Nonostante mancasse il consenso della madre c'è un certificato di avvenuto “raschiamento”, ma ad una ecografia successiva eseguita in consultorio la ragazzina risultava ancora in gravidanza. A questo punto, ad indagini già in corso, l'uomo ha convinto la moglie a dare il consenso all'aborto della figlia nelle strutture pubbliche. La donna sarebbe stata indotta a credere che la ragazzina fosse stata messa incinta da un compagno di scuola. Una volta eseguito l'aborto il feto su ordine della magistratura riminese è stato però sequestrato per eseguire il test del dna e accertare la paternità. E' emerso che il padre ignoto era un consanguineo e quindi: o il fratello maggiore della ragazzina o il padre naturale. Il test sul fratello è risultato negativo e si è chiuso il cerchio sul padre che vedendosi alle strette ha prelevato i soldi che aveva su un conto corrente postale ed è riuscito a scappare in Svezia da amici, dove è stato rintracciato quasi due anni dopo. Indagini in corso anche sulla clinica privata e sul medico che ha certificato l'avvenuto raschiamento, senza il consenso della madre. Ora il 40enne sudamericano, che avrebbe messo incinta la figlia, rischia una pesante condanna.
Luca Salvatori
Nel servizio il Dirigente della Squadra Mobile, Nicola Vitale
Dopo due anni di latitanza l'11 giugno è stato localizzato ed arrestato in Svezia. L'11 agosto l'estradizione in Italia. Ora il 40enne, di origine sudamericana, si trova in carcere a Rebibbia e il 15 settembre verrà sottoposto all'esame del Dna per la conferma definitiva delle gravi accuse che ipotizzano gli inquirenti. A fine primavera del 2012 avrebbe abusato sessualmente della figlia 13enne mettendola incinta, poi l'avrebbe fatta abortire. A far partire le indagini la segnalazione di un'assistente sociale del primo consultorio, nel riminese, dove l'uomo avrebbe accompagnato la figlia per l'interruzione di gravidanza. Ci voleva anche il consenso della madre che non c'era perchè la donna era del tutto ignara della situazione. Il sudamericano ha tentato quindi di interpellare ad un secondo consultorio riminese ma riscontrando gli stessi problemi ha pensato di rivolgersi ad una clinica privata “del cesenate”, ha precisato il dirigente della Squadra Mobile di Rimini Nicola Vitale. Nonostante mancasse il consenso della madre c'è un certificato di avvenuto “raschiamento”, ma ad una ecografia successiva eseguita in consultorio la ragazzina risultava ancora in gravidanza. A questo punto, ad indagini già in corso, l'uomo ha convinto la moglie a dare il consenso all'aborto della figlia nelle strutture pubbliche. La donna sarebbe stata indotta a credere che la ragazzina fosse stata messa incinta da un compagno di scuola. Una volta eseguito l'aborto il feto su ordine della magistratura riminese è stato però sequestrato per eseguire il test del dna e accertare la paternità. E' emerso che il padre ignoto era un consanguineo e quindi: o il fratello maggiore della ragazzina o il padre naturale. Il test sul fratello è risultato negativo e si è chiuso il cerchio sul padre che vedendosi alle strette ha prelevato i soldi che aveva su un conto corrente postale ed è riuscito a scappare in Svezia da amici, dove è stato rintracciato quasi due anni dopo. Indagini in corso anche sulla clinica privata e sul medico che ha certificato l'avvenuto raschiamento, senza il consenso della madre. Ora il 40enne sudamericano, che avrebbe messo incinta la figlia, rischia una pesante condanna.
Luca Salvatori
Nel servizio il Dirigente della Squadra Mobile, Nicola Vitale
Riproduzione riservata ©